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Le inesistenze di Napoli
realizzate da
Marco Maraviglia con immagini del suo archivio fotografico

Viaggio nel futuro con le social-inesistenze

20/10/2020

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Anno domini 2070.
Viaggio nel futuro in un museo, alla scoperta di sei inesistenze dell'Impossible Naples Project di Marco Maraviglia
Foto
Le sei inesistenze qui esposte, fanno parte della serie "impegnata" dell'autore.
Le politically incorrect.
E comunque vi garantisco personalmente che sono tutte a sfondo sociale.
Micro-denunce.
Urla nel silenzio.
L'artista ha voluto imprimere in ognuna di esse, un messaggio di protesta, di monito, attenzionando su problematiche che affliggevano la vita contemporanea della sua città, Napoli, ma non solo.
  1. SHELTER: questa immagine fu da lui realizzata allorquando il mondo intero fu flagellato dalla pandemia del 2020. L'artista immaginò una cupola di cristallo a simboleggiare una sorta di protezione per arginare il male. Era la cupola che rappresentava l'utilizzo di dispositivi di sicurezza e distanziamento sociale.
  2. IL TUFFATORE: qui, in alto e al centro, Marco Maraviglia volle accentuare l'attenzione sul fatto che Napoli, non poteva considerarsi Capitale del Mediterraneo pur essendo al centro dello stesso bacino marino. Allertò le istituzioni sul fatto che mancavano attracchi da diporto a prezzi popolari; per lui tutti i bambini dovevano saper nuotare già a 5 anni ma mancavano piscine convenzionate; voleva che chiunque poteva avere facoltà di studiare a prezzi modici per ottenere una patente nautica affinché potesse lavorare come skipper. Scongiurava inoltre l'inquinamento dovuto alle grandi navi sollecitando la messa in posa di attacchi elettrici nel porto per queste. L'artista sognava inoltre il lungomare di Napoli come la Barceloneta, o come quello di Rio De Janeiro. Tutte cose che solo a distanza di 50 anni si sono realizzate.
  3. BELVEDERE ASSENTE: alla vostra destra in alto, potete ammirare un remake di Belvedere del grande artista M. C. Escher. Sì, noterete che trattasi di un'architettura impossibile per l'intreccio delle colonne. Un contesto quindi impossibile. Distopico. Alterato. Era, secondo il nostro "Mr. Impossible", un modo per far notare l'assenza di luoghi in spazi aperti dove poter rilassarsi ammirando panorami e godere del profumo dei giardini. All'epoca infatti, molti luoghi del genere in città erano negati, disfatti, inaccessibili. Basti pensare che al Parco dei Camaldoli l'accesso all'arena era chiuso, al Bosco di Capodimonte non era possibile sdraiarsi senza camicia per prendere il sole come invece accadeva in tanti altri parchi e giardini all'estero.
  4. TEMPO SCADUTO: sotto a sinistra, un'immagine dai grandi contenuti simbolici. Un forte atto d'accusa all'inettitudine di un certo sistema politico dell'epoca. Il politico seduto sulla punta della poltrona, pronto ad andar via per ottenere una poltrona migliore. Ma, se notate, ci sono i cubumani, persone con la testa a cubo. All'epoca si diceva "con la testa quadrata" ma l'artista tendeva a vedere le cose sempre in dimensioni espanse. Sono cubi di speranza, i cubumani erano gli umani che, con il loro senso civico, formavano una catena che ribaltava l'irrealtà riportando in sesto il mondo. Il mare e il cielo per loro non potevano restare invertiti. Nessun mondo sottosopra concedevano.
  5. CRIPTA: l'immagine n°5 fu realizzata nel sofferto periodo in cui si desiderava che la Cassa Armonica della Villa Comunale fosse rimessa in sesto. Se osservate bene, al centro c'è un nucleo formato da due calotte (la cupola della Galleria Umberto). Queste accolgono tutti i monumenti a rischio di Napoli e si richiudono avvitandosi su sé stesse preservandoli. Se osservate bene la parte superiore e quella inferiore, potete immaginare che queste pure si richiudono come se fosse un porta gioie. Non prima che le due scale laterali si siano ritratte come due braccia che avevano porto verso il nucleo il monumento da salvare. Vi leggo una nota che scrisse l'autore recuperata da uno dei suoi taccuini: <<L'intenzione è quella di animare l'immagine. Realizzare un rendering animato a bassissima velocità in stile Bill Viola, per poter rendere l'idea del tutto. Tra lavorazione e acquisto di uno schermo al plasma 70x100 per mostrare in loop l'animazione, servono ca. 2.000,00 euro. Ci vorrebbe un mecenate...>>. Oggi purtroppo non sarebbe più possibile realizzare questo sogno dell'artista perché, per sua volontà, tutti gli hard disk che contenevano i suoi lavori furono distrutti alla sua morte.
  6. SAVE PARTHENOPE: immagine senz'altro un po' fumettistica ma non priva di contenuto. La capa 'e Napule della sirena Partenope sembra risucchiata dal mare da una tromba marina. Concettualmente è la città che affonda. Una bolla cerca di issarla per mezzo di robuste corde. Ma non sappiamo se quella bolla esploderà dissolvendosi nel nulla. Non si sa, dopo il congelamento della storia in questo frame, cosa accadrà. Marco Maraviglia oggi sarà fiero di noi che siamo invece riusciti a non far affondare Napoli, riportando la città nel suo massimo splendore con trasporti pubblici invidiati dagli svizzeri, parchi pubblici che Versailles ci fa un baffo, il più grande museo del mondo sito nel Palazzo Fuga. Un vero peccato che oggi non ci sia più per ammirare la sua città. Ma forse meglio così. Altrimenti non avrebbe potuto realizzare queste sue inesistenze.


Grazie per la visita e ricordate di ritirare il catalogo completo all'uscita.
Offerto gratuitamente dalla Fondazione Impossible Naples :)
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Shelter, il rifugio, la città protetta di​ Marco Maraviglia

5/10/2020

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Foto
Shelter nasce il 2 ottobre 2020.
Shelter è la sicurezza.
È il rifugio in una cupola di cristallo.

Nata dall'insofferenza per questa situazione pandemica che stiamo vivendo tutti dove lo stile di vita si è trasformato da libero a il concetto di proteggerci e proteggere.
Sopra di noi un cielo tenebroso, intorno invece, un mare quieto e sereno: la speranza!!!

All'interno di Shelter una metropoli che rappresenta l'economia della città. Il mondo produttivo.
Isolato ma autonomo. Protetto.
L'umanità osserva dalle finestre il mare, la libertà, e attende che quella cupola di cristallo si dissolva.
Shelter è la salvezza. È la speranza.
Shelter è il rifugio di tutti.
E quando tutto finirà renderò il cielo azzurro e rimuoverò la cupola di cristallo.
E non solo...
Shelter porta fortuna
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Belvedere che non c’è

11/9/2020

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L’immagine di Marco Maraviglia che denuncia gli spazi negati

Foto
Belvedere inesistente © Marco Maraviglia (Ispirata a Belvedere di M. C. Escher)
Belvedere è inesistente.
Si vede, anzi, si immagina, ma non c’è. Perché è impossibile che ci sia: è un’architettura impossibile ispirata da un’opera di Escher.
Incostruibile, un edificio distopico, alterato. Un castelletto che se ci entri, se riuscissi ad entrarci, probabilmente non ne usciresti più fuori.
Perché le colonne ti intrappolerebbero nella loro non-prospettiva, nella loro non-dimensione. Come un labirinto che si richiudesse su te stesso.
 
Belvedere è un’immagine mentale che solo dalla creatività di Escher e pochi altri artisti di Optical Art, poteva essere realizzata almeno in due dimensioni.
Non è una prospettiva. Non è una prospettiva umana, aggiungo.
Belvedere è un’immagine di denuncia.
È contro gli spazi negati o inesistenti delle città che non sono urbanizzate a misura d’uomo.
L’apoteosi delle cattedrali nel deserto. O del deserto delle città.
 
Parchi e giardini malandati. Alberi mozzati e non ripiantati. Aiuole degradate. Passeggiate al cestino dei rifiuti traboccante.
Spiagge negate.
Sì, spiagge negate come quelle degli stabilimenti balneari che a settembre sono praticamente vuote mentre il popolo si riversa sulle poche decine di metri quadrati di quelle libere.
Il divario degli spazi. Spazi vuoti contro le alte concentrazioni umane, oltre una staccionata che confina i meno abbienti.
Perché non riformulare le concessioni degli stabilimenti balneari concedendo più spazio al popolo nel mese di settembre?
 
Strisce blu e strisce bianche. Quelle? Un altro divario.
Signori! Io sono io e voi non siete un…
Foto
A sinistra: Belvedere di M. C. Escher; a destra: particolare del Chiostro di Monteoliveto (Napoli). Immagini di partenza per "Belvedere inesistente" di Marco Maraviglia
Terrazze chiuse al tramonto.
A Napoli Castel dell’Ovo e Castel S. Elmo la fanno da padroni quanto a panorami mozzafiato.
Il Parco dei Camaldoli pure non scherza in alcuni scorci.
Ma ci sono orari di chiusura. E frasche, staccionate e recinti che ne impediscono l’accesso.
Certo, occorrerebbe maggiore sorveglianza per evitare che i balordi si portino bottiglie di alcoolici da tirare poi dall’alto come qualcuno fa dal Largo San Martino.
Ma non credo che sia qualcosa di impossibile.
Abbiamo o non abbiamo quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza? Bene, perché non evitargli la frustrazione di prender soldi senza far nulla?
Non potrebbero vigilare quei luoghi che normalmente sono chiusi la sera?
Non potrebbero risistemare parchi e giardini?
Io non conosco la risposta, perciò me lo chiedo.

 
Sono tempi in cui occorrerebbe trovare soluzioni per spalmare le movide. Per evitare che diventino covide. Movide al Covid fatte di assembramenti dove la distanza è un optional.
 
D’estate la sera il popolo si riversa sul Ponte di Bellaria a Miano per trascorrere un paio di ore al fresco.
Ma, paradossalmente al nome della via, da lì sotto arrivano le esalazioni non tanto benefiche di scarichi che sono perpetuati nel Vallone di Miano. Da anni!

Si rimetta la camicia!!!
Al Bosco di Capodimonte se ti stendi su un telo e ti togli la camicia per prendere un po’ di sole leggendo un libro vieni richiamato. "Violazione del regolamento". Sei indecente!!!
E sogni la Barceloneta, Nizza, il lungomare di Rio...

Spazi, passeggiate, percorsi ludici e interattivi per bambini. Attrezzature sportive per skaters. Piste di pattinaggio. Piscine. Moli per diportisti. Percorsi nei parchi per chi ha cani. Fontane (chi ha detto che non è possibile evitare lo spreco dell’acqua?).
Senza che una folata di vento possa far mangiare polvere a chi passeggia in Villa Comunale.
E il Molo San Vincenzo? Perché non se ne fa ancora nulla?
E Palazzo Fuga, l’ex Albergo dei Poveri?
 
Sì, sì, questa non è la Svizzera dove ci sono treni con le coperture in vetro per far gustare il paesaggio ai passeggeri e dove anche la scarpetta usata di Pietro Mennea diventa un cimelio da business esponendola nel Museo Olimpico di Losanna.
Ma abbiamo punti di partenza. Da rivalutare. Potenziare. Attrezzare.
“Non ci sono soldi”.
Ma la volontà di programmare a lunga scadenza c’è?
 
Niente di personale. Solo per il benessere urbano della collettività.
 
Marco Maraviglia

Vedi la genesi dell'opera

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Le Metropolis inesistenti. Visioni di città impossibili

14/7/2020

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Questa è una piccola ricerca esclusiva su uno spaccato di visioni architettoniche ed urbanistiche. Probabilmente agli accademici storici dell’arte non piacerà. Perché scritta da uno non titolato che non frequenta i loro salotti.
O forse sì, magari se ne approprieranno senza citare la fonte di chi svolge, da alcuni anni, una personale ricerca sulle città impossibili, sulle “inesistenze”. Sugli improbabili spazi urbanistici ricreati grazie all’immaginazione di artisti del passato e del presente.
Sono graditi commenti e segnalazioni di ulteriori artisti del genere.

 
Andiamo in ordine cronologico…
 
La Roma impossibile di Cimabue
La prima immagine che vedete è un dettaglio tratto da una volta della Basilica superiore di Assisi.
Cimabue vi dipinse gli Evangelisti e, in questo dettaglio, c’è una visione particolare di Roma.
Pur non esistendo numerose documentazioni visive di Roma risalenti al medioevo, è evidente che l’agglomerato di edifici accatastati tra loro, non rispettano la normale collocazione topografica. Trattasi di alcuni tra i principali monumenti della città.
Si distinguono San Pietro (prima della sua ricostruzione), Castel Sant’Angelo, la Meta Romuli (ora distrutta), la Torre delle milizie, il Pantheon, il Palazzo senatorio del Campidoglio.
L’opera è stata datata intorno al 1277-1280 circa.
 
Credo che questa sia la prima visione impossibile di una città. Il primo “fotomontaggio” mai realizzato nella storia dell’arte.
Cimabue un genio? Sì, se si considera anche l’episodio di Giotto che dipinse una mosca su un dipinto e il suo Maestro nel cercare di scacciarla, riconobbe al suo allievo altrettanta genialità dicendo probabilmente <<l’allievo ha superato il Maestro>>. Solo un genio può riconoscere un altro genio.
Foto
El Greco il pittore cartografico che barò
Qui siamo invece tra il 1604 e il 1614 e sembra che solo a distanza di oltre 300 anni ci troviamo di fronte a un altro esempio di città impossibile. Stravolta nel suo reale assetto urbanistico.
Si tratta della vista della città di Toledo realizzata da El Greco. 
 
Questa visione di Toledo non è possibile da nessun punto di vista reale nello spazio. Questa vista è un montaggio complesso; una rappresentazione composta da un montaggio in cui si interpongono oggetti “fotografati” singolarmente che, in natura, si nascondono l'un l'altro o girano indietro lo spettatore.
- Sergei Mikhailovich Eisenstein
 
È una rappresentazione della città in due dimensioni, statica, che presuppone il mutamento dei punti di vista dove lo spettatore si sposta.
Stiamo parlando praticamente, di “immagini in movimento”. Quasi come se anticipassero il montaggio cinematografico. Il dinamismo in un’immagine statica. Definibile “cinematismo visivo”. Ma non è cubismo.
Foto
Didien Barra, l’arte condivisa e la prima Napoli impossibile
San Gennaro protegge la città di Napoli (1652; presso Arciconfraternita dei Pellegrini – Napoli).
E anche qui abbiamo una sorta di ricostruzione topografica “assonometrica”, realizzata da Didien Barra, dove il cinematismo visivo serve a mostrare il lato migliore degli edifici come la facciata del Palazzo Reale che in realtà è ubicata al lato opposto (v. dettaglio foto in basso).
È comunque un dipinto eccezionale anche perché basato solo su una cartografia: all'epoca non esistevano elicotteri o droni per poter riprendere da un tale punto di vista.
Il quadro completo è con San Gennaro dipinto da Onofrio Palumbo.
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Canaletto il capriccioso
Capriccio con edifici palladiani 1756-1759.
L’abbiamo capito, no? I capricci (d’artista) erano quelle reinterpretazioni visionarie che pittori e incisori visualizzavano reinventando luoghi, decontestualizzandoli, creando illusioni architettoniche, urbanistiche.
In questo dipinto di Canaletto, che sembra una vista di Venezia a tutti gli effetti, in realtà vi sono rappresentati edifici che sono ubicati in altre città.
A destra c’è la Basilica Palladiana e a sinistra Palazzo Chiericati (entrambi di Vicenza) e al centro il Ponte di Rialto di Venezia, sì, ma è una versione mai realizzata. Tutti edifici progettati da Andrea Palladio.
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Piranesi, ristrutturatore dell'antichità
Le antichità romane (1756)
 
Quando mi accorsi che a Roma la maggior parte dei monumenti antichi giacevano abbandonati nei campi o nei giardini, oppure servivano da cava per nuove costruzioni, decisi di preservarne il ricordo con le mie incisioni. Ho dunque cercato di mettervi la più grande esattezza possibile.
- Piranesi
 
Le opere di Piranesi riassumevano in un unico “capriccio”, archeologia, mito, invenzione e storia del suo tempo. Ricostruzioni immaginate, probabili, ricche di dettagli, ma non veritiere. 
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Marianne Brandt, la donna della Bauhaus
Unsere irritierende Großstadt, (La nostra città irritante), è del 1925.
È l’era del dadaismo. Nasce il collage. Ritagli di giornali vengono ricomposti con la colla per scopi puramente artistici ma la grafica coglie l’opportunità per impaginare manifesti o illustrare copertine di libri.  La Bauhaus abbraccia questa tecnica, o per ricerca o per la comunicazione, accogliendone gli artefici come Marianne Brandt, Paul Citroen, Laszlo-Moholy-Nagy.
L’individuo è assordato dal caos della vita quotidiana, dalla frenesia di una metropoli in cui avvengono fatti che si sovrappongono. Eventi politici, progresso industriale, manifestazioni sportive. Tanta roba che attraverso questa immagine traspare il bisogno di avere il tempo necessario per metabolizzare gli effetti della metropoli. Resettarsi. L'opera anticipa la sindrome da rivoluzione del progresso: lo stress da città che sarà. Quasi prevedendo gli effetti psico-sociali della folle corsa alla ripresa del dopoguerra. 
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Paul Citroen, il collage che ispirò il film Metropolis
Metropolis (1926)
È quella che ritengo icona sacra delle metropoli visionarie contemporanee. Il La. 
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M. C. Escher, l'artista che realizzava l'impossibile
Planetoide tetraedrico (1954)
Cronologicamente a Piranesi, come grande incisore visionario, gli succede M. C. Escher. Qualcuno dice che è il Padre dell’Optical Art anche se lui non non si è mai immedesimato in alcuna etichetta.
È il genio che ha stravolto la prospettiva rendendola impossibile. Anche se a scuola era un pessimo allievo soffrendo di discalculia. Anche se fisici e matematici lo vollero come conferenziere in alcuni loro meeting.
Questa sua immagine anticipa in un certo senso il cinema di fantascienza ricordando Upside down (Il mondo di sopra). Anche se invece sono stati utilizzati altri suoi concept in Inception (la scala di Ascendente e discendente) o in Labyrinth (le scale di Relatività).
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Jerry N. Uelsmann, le creazioni in camera oscura
Col passar dei secoli le tecniche per visualizzare l’immaginifico si perfezionano, cambiano.
E così dalla pittura e l’incisione si passò alla fotografia dove il pioniere Henry Peach Robinson (1830-1901) di cui segnalo il fotomontaggio realizzato in camera oscura, anche se con più passaggi, di Fading Away.
Eliografie, stampe a mezzi toni, fotomontaggi “in chiaro”, venivano utilizzati per realizzare simulazioni verosimili di progetti architettonici da Le Corbusier e Mies van der Rohe nella prima metà del ‘900.
Ma si trattava di progetti, frutto di visioni da archistar ma nulla di stravolgente, sotto il profilo della distorsione della realtà.
 
Ma bisogna arrivare agli inizi degli anni ’80 per vedere i primi scorci urbanistici surreali realizzati da Jerry N. Uelsmann (11 giugno 1934). Un poeta della fotografia che fotomontava le sue visioni interamente in camera oscura.
(foto: Senza titolo; 1982)
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Photoshop e dintorni
Con l’arrivo del Photoshop e di altri software per il rendering, dal 2000 ca. in poi, tutto è cambiato. Basta colla Coccoina e ritagli di giornali. Basta bacinelle e luce rossa e si è avuta finalmente una grande produzione di città impossibili. Digitali. Fantastiche. Verosimili a volte.
Se avete letto fin qui, potete dare un’occhiata in rete ai lavori di quelli che ritengo tra i migliori del genere: Emily Allchurch, Giorgio Lo Cascio, Barbara Nati, Victor Enrich Tarres, Jim Kazanjian, Franco Donaggio, Aydin ​​Büyüktaş e, naturalmente, non perdetevi me, Marco Maraviglia e il mio Impossible Naples Project.
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Gli albori delle mie "inesistenze"

12/7/2020

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A 11-13 anni mio padre mi mostrò in camera oscura come aveva realizzato alcune stampe foto-grafiche: erano i cosiddetti rayogrammi.
A quell'età mi consentiva di usare la camera oscura per sperimentare, previa raccomandazione di non aprire i barattoli delle polveri magiche e pericolose: metolo, idrochinone, solfito, metabisolfito, soda caustica...
​
Versavo nelle bacinelle i liquidi che mio padre aveva già preparato. Accendevo la luce rossa. Buio!
Più che stampare le mie foto, mi piaceva impressionare la carta sotto la luce dell'ingranditore poggiandoci posacere in vetro, pastelli, garza...
Ed ottenevo i miei rayogrammi.
Negli anni '80 realizzai qualche sandwich (sovrapposizione di diapositive) avendone visti alcuni del grande fotografo Art Kane.
Casuali, senza progettarli.
Sono questi delle foto sotto. Soltanto questi.

Non ho mai avuto la costanza di fare sempre la stessa cosa a meno che non mi sembra che ne valga la pena.

Negli anni '90 avevo la Nikon FM2 che consentiva di fare doppie esposizioni per poter raggiungere effetti analoghi ai sanswich. Ma non ci ho mai provato perché sarebbe stata una sperimentazione costosa per le mie tasche.
All'epoca un rullino da 36 pose costava intorno le 5mila lire. E mettici il costo dello sviluppo in laboratorio...
Non so se rendo.
Era prima che iniziassi a usare il Photoshop.
Erano gli albori delle mie inesistenze.
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Metropolis XXI sec., la presentazione nella Galleria Principe di Napoli

10/10/2019

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Il 29 settembre è stata svelata al pubblico l'ultima "inesistenza" di Marco Maraviglia

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La vera storia della performance di Metropolis XXI sec.
In occasione della presentazione di Metropolis XXI sec. ho tenuto una breve "performance".
 
Era un piccolo regalo che volevo fare ai presenti.
Non sono un performer, non sono un mimo e nemmeno un attore ma l'ho fatta.
Volevo rappresentare il trasferimento della "mega-cartolina", nel cuore di chi c'era.
Non so se ci sono riuscito.
Non l'avevo provata, era un'idea che avevo avuto il giorno prima e pensavo a come concretizzarla.
 
In realtà, come tutti i presenti avranno capito, era anche un po' uno sfottò alla Pomp-Art, l'arte pompata di aria da un certo sistema mediatico e di marketing dell'arte.
Mica Time-Art, quella dove ogni opera è realizzata anche nel giro di un anno come Metropolis XXI sec.
Come sfottò erano anche gli stralci delle recensioni scritte da personaggi inesistenti.
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Metropolis XXI sec. di Marco Maraviglia arriva in Galleria

17/9/2019

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Il 29 settembre alle ore 12.00 in punto sarà svelata nella Galleria Principe di Napoli l’ultima “inesistenza” dell’Impossible Naples Project di Marco Maraviglia: Metropolis XXI sec.
I ritardatari si perderanno una piccola emozione.

 
Le “inesistenze” sono dettagli delle fotografie del mio archivio fotografico di Napoli decontestualizzati e riassemblati generando immagini di una Napoli impossibile e surreale. Trattasi di opere che innescano un meccanismo identitario presso il pubblico partenopeo.
 
Ecco alcune mie riflessioni…
 
Perché “Metropolis”?
Erano diversi anni che Metropolis 1923 di Paul Citroen mi era entrata nella testa come tante altre opere indimenticabili di altri artisti che ormai si sono infilate in quei neuroni a prova di Alzheimer.
Un collage che, nonostante “l’età”, lo trovo estremamente contemporaneo e avveniristico.
Da piccolo facevo anch’io dei collage, il Photoshop non esisteva ma ritagliavo le foto dei giornali “scontornandole” con le forbici e assemblandole su del cartoncino con la profumatissima Coccoina, la colla che molti millennials non conoscono.
 
L’opera di Citroen mi ha dato il LA, mi ha ispirato. Inizialmente stavo componendo la mia inesistenza con la stessa tecnica dell’opera di Paul Citroen: edifici ritagliati col Photoshop, senza scontornarli maniacalmente come mio solito e sovrapponendoli senza regole, obliqui tra di loro, i più grandi dietro rispetto ai più piccoli…
Ma poi è prevalso il lato maniacale che è in me, anche per rispettare lo stile delle altre immagini che ho realizzato finora, ed ho pensato di realizzarne una mega-cartolina di Napoli formato quadrato.
 
“Cartolina” un termine che sminuisce il lavoro?
Perché? Tanti di noi custodiscono ancora gelosamente le cartoline ricevute dagli amici. Hanno un valore affettivo inestimabile. Questa per me è un omaggio, un inno alla mia città. L’intenzione dell’evento è come voler spedire la mia cartolina nel cuore e nella mente di tutti quelli che saranno presenti.
Lasciare una piccola traccia in quei neuroni a prova di Alzheimer di chi ci sarà.
 
Quanto tempo ci ho messo per realizzare Metropolis XXI sec.?
Ci ho lavorato nell’arco di un anno, ma non tutti i giorni. Sono giunto a questa prima versione che non è la definitiva perché in occasione della presentazione saranno distribuite schede a grafici, fotografi, architetti, esperti di manipulation-photography, per avere suggerimenti.
È una pratica che adottai anche per mettere a punto Metamorfosi Reloaded, il panorama di Napoli più lungo del mondo e funzionò.
 
Un momento di arte partecipata, quindi…
Sono del parere che il pubblico deve interagire con le opere, deve riflettere, si deve divertire. Pistoletto, Abramović, Vito Acconci e tanti altri stabilivano spesso un rapporto interattivo col pubblico.
Anche M. C. Escher a volte teneva performance stampando dal vivo alcune sue incisioni.
 
Escher, sfogliando il catalogo, alcune “inesistenze” ricordano lui
C’è tutta la parte dei suoi disegni impossibili che mi ha affascinato fin da piccolo.
Ho sempre amato le illusioni ottiche in genere. Escher è stato il primo ad andare oltre la prospettiva dimostrando che abbiamo grandi limiti mentali e visivi. Tendiamo metaforicamente a vedere la Terra piatta.
Ci sono due sue opere alle quali mi sono ispirato in maniera palese: Gallery e Su e giù.
 
Cosa mi aspetto dall’evento?
Non sarà l’occasione adatta per vendere l’opera. L’ho concepito per il motivo suddetto: “spedire una cartolina nel cuore e nella mente degli appassionati di Napoli”.
Sarà una festa per chi ci sarà. Un momento di incontro divertente, magari per farsi un selfie con l’opera come sfondo alla Felice Caccamo.
E tutto ciò avverrà anche grazie ai mecenati che hanno sostenuto l'opera e l'evento con delle donazioni accessibili e che saranno citati in tale occasione.
Chi vuole acquistare mi contatta privatamente o potrà venire al PAM – Photo Art Market di cui si terrà la III edizione il 25 e 26 ottobre alla Fondazione Real Monte Manso di Scala (via Nilo, 34) e dove troverà anche altri fotografi che proporranno le loro foto.
 
 
Metropolis XXI sec., presentazione beta (prova d’artista)
Galleria Principe di Napoli
29 settembre dalle 11.00 alle 13.00
Ingresso libero
Info: marco@photopolisnapoli.org
Cell. +39 328 5923487
www.impossiblenaples.weebly.com
EVENTO FACEBOOK
Col Patrocinio Morale dell'Assessorato ai Giovani e al Patrimonio del Comune di Napoli
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Profilo psico-cultural-antropologico del compratore di immagini di Impossible Naples

3/8/2019

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Foto
Ecco alcune caratteristiche degli appassionati di Impossible Naples Project tra cui anche i miei stimati collezionisti.

  1. È un open mind. Pensa diversamente
  2. È impossibilista. Il suo karma è “se si immagina è possibile”
  3. Non è superficiale
  4. Ha un totale controllo sulle situazioni intrigate o incasinate
  5. È un abituale lettore e non si stanca nemmeno di leggere “Guerra e Pace” o il “Capitale” di Marx
  6. È nato sotto il segno dell’Acquario, del Sagittario, dell’Ariete, dei Pesci o del Leone
  7. Quando va in viaggio è quello che salta i centri commerciali preferendo i mercatini d’antiquariato e quelli delle pulci e non acquista tipici souvenir ma acquerelli, serigrafie e comunque stampe originali
  8. Adora le cose esclusive ed originali
  9. Esercita non poco l’immaginazione con la propria mente
  10. Quando entra in un ambiente lo si nota per il suo look, il suo charme: ha un’aura intorno a sé
  11. Probabilmente un gatto lo ha scelto per essere adottato
  12. Ha un minimo di preparazione di storia dell’arte
  13. Tra i suoi artisti preferiti possono esserci Escher, Dalì, Leonardo, Gaudì, Bosch…
  14. Potrebbe essere un massone
  15. È un architetto o ingegnere
  16. È un matematico
  17. È un convinto appassionato di Napoli
  18. Durante la sua infanzia preferiva giochi creativi (Lego, disegno, Das, plastilina) ma gli piace giocare a scacchi
  19. Ha una predisposizione al caos mentale che riesce a controllare con un costante allenamento
  20. È un artista
  21. Ha una certa velocità percettiva
  22. È un ottimo automobilista
  23. Gli piacciono i thriller, gialli e i film di genere fantasy
  24. Gioca coi bambini raccontando storie fantastiche che si inventa al momento
 
Ti sei riconosciuto in almeno quattro di queste caratteristiche?
Iscriviti al gruppo Facebook per essere aggiornato sulle prossime iniziative.
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Diventa Mecenate per Metropolis XXI sec.

24/1/2019

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Foto
Porzione di Metropolis XXI sec. (ca. 1/5 dell'immagine completa) che verrà consegnata ai mecenati in formato 10x10cm firmata e numerata.
Il mecenatismo dal basso per sostenere la realizzazione della prossima opera di Impossible Naples.
Con una piccola donazione è possibile diventare mecenati per Metropolis XXI sec. la prima “inesistenza” del 2019 di Impossible Naples Project attualmente in corso d’opera.
È il mio inno a Napoli.

Con una piccola donazione (anche soli 10,00 euro) è possibile ricevere un “pezzo” (ca. 1/5 dell'immagine intera) di Metropolis XXI sec. stampata con processo cromogenico, in formato 10x10cm, firmata e con numerazione progressiva.
 
Per sostenere la realizzazione di Metropolis XXI sec. e ricevere la porzione dell’opera in versione “beta” (prova d’artista), puoi fare una donazione sul mio conto Paypal (specificando nell'invio Donazione Metropolis) e successivamente inviarmi un messaggio (marco@photopolisnapoli.org) con oggetto “Donazione Metropolis” specificando nome, cognome e contatto telefonico nel corpo del messaggio.

Tutti i sostenitori saranno citati come mecenati dell’operazione (Gli Amici di Metropolis XXI sec.) su questo sito e su un pannello che sarà esposto durante la presentazione della prova d’artista (edizione “beta”) in formato 100x100.
È possibile restare nell’anonimato se richiesto.

È un modo per sentirsi mecenati di operazioni minimaliste che contribuiscono al mondo culturale e artistico della propria città.
 
Al momento sono trascorsi già sei mesi da quando ho iniziato a imbastire l’ultima mia “inesistenza”: oltre trenta luoghi di Napoli, tratti dal mio archivio fotografico, in un’unica immagine.
Ha già un nome: Metropolis XXI sec. ispirata alla Metropolis 1923 di Paul Citroen, esponente olandese del dadaismo.

Le mie “inesistenze”, per chi non lo ricordasse, sono immagini di Napoli decontestualizzate e assemblate in fotomontaggi che rappresentano luoghi inesistenti della città.
 
Realizzare una delle mie inesistenze fa parte di un’attività di ricerca artistica necessaria. A volte è più forte di me, ho bisogno di estranearmi completamente dal mondo per entrare in quello mio, ovattato, onirico, silenzioso, per ristabilire un sano rapporto con me stesso.
Per prendermi questo tempo accantono tutti gli altri progetti, tralascio i contatti con i clienti (e gli amici) ma sento necessaria questa scelta per fabbricare visioni poi da condividere.

Metropolis XXI sec. è il mio inno alla città.
Consta di architetture realizzate nel tessuto urbano cittadino nell’arco di circa 800 anni, provocatoriamente accostate tra di loro, rappresentando una delle parti migliori del carattere napoletano: la diversità.
 
Al termine della prima versione dell’opera, ne sarà stampata una bozza (prova d’artista) in formato 100x100cm per essere presentata in luogo e data da definirsi. Durante l’esposizione il pubblico avrà facoltà di scrivere direttamente sull’opera eventuali suggerimenti per la sua messa a punto ed entrerà nell’elenco “Suggeritori di Metropolis XXI sec.” che sarà pubblicato online.
 
I luoghi di Napoli presenti al 24 gennaio sono i seguenti:

  1. Petraio
  2. Palazzo delle Poste (P.zza Matteotti)
  3. Chiesa S. Eligio
  4. Palazzo della Finanza
  5. Posillipo
  6. P.zza Trieste e Trento
  7. La Santarella
  8. Obelisco dell’Immacolata (P.zza Del Gesù)
  9. P.zza Fuga
  10. Complesso di San Marcellino
  11. Villa Angelini (San Martino)
  12. Ex OPG
  13. Villa Rosbery
  14. Vesuvio
  15. Villa Volpicelli
  16. Maschio Angioino
  17. Largo San Martino (Castel S. Elmo)
  18. Duomo
  19. Via del Parco Margherita
  20. Ex Asilo Filangieri
  21. Gall. Principe di Napoli
  22. Lamont Young
  23. Via Palizzi
  24. Funicolare di Chiaia
  25. Via Toma
  26. Porta San Gennaro
  27. Hotel Vesuvio
  28. Ponte di Tappia
  29. P.zzo Reale
  30. Villa Maria (P.zza Amedeo)
  31. Floridiana (Museo Duca di Martina)
  32. Villa Comunale (Stazione Zoologica Anton Dohrn)

Biografia
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14 fotografi il 16 dicembre per il PAM

7/12/2018

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Il 16 dicembre presso La Maison du Tango (p.zza Dante, 89 – Napoli), dalle ore 9.30 alle 19.00 avrà luogo il PAM – Photo Art Market, il mercato della fotografia d’arte e d’autore per un collezionismo accessibile.


Si dice PAM, con la emme (M) finale, ed è l’acronimo di Photo Art Market, il mercato fotografico che è anche un po’ mostra e che sarà ospitato negli accoglienti spazi di La Maison du Tango a p.zza Dante.
Durerà solo un giorno. Forse se ne faranno altre edizioni. Dipende da come sarà accolto dalla città.

Quattordici fotografi, ventotto occhi che dietro il mirino delle loro fotocamere osservano anche emozionalmente ciò che percepiscono. Senza stereotipi editoriali e si sono resi conto che quelle immagini piacciono a un pubblico diverso da picture- editor, photo-editor, editori, art-director… Piacciono a chi ha un senso estetico immaginando quelle foto impreziosire le pareti delle proprie case o delle sale d’attesa dei propri uffici professionali: il pubblico di collezionisti o potenziali tali.
Quattordici fotografi professionisti ed emergenti.

Immagini preziose anche perché in tirature limitatissime, tutte firmate, numerate (con indicazione del numero di serie) e con certificato di autenticità che ne garantisce l'esclusività delle edizioni.

L’idea nasce intercettando il trend in crescita del collezionismo di fotografia, la pigrizia di qualche gallerista non incline a rischiare su “sconosciuti”, la pigrizia o le difficoltà dei fotografi di adoprarsi per proporsi al mercato dell’arte.
 
Quattordici fotografi, pionieri di questa nuova avventura che si stanno traghettando a vicenda. Senza un capitano a bordo, ma solo l’organizzazione dell’Associazione Photo Polis e il coordinamento dell’ideatore. Che sarei io.
Il confronto tra tutti e quattordici sta consentendo di mettere a punto, nel migliore dei modi, questo evento che non ha precedenti nella storia della fotografia partenopea.
Quattordici fotografi che avranno a che fare direttamente col pubblico per proporre la loro produzione fotografica artistica e autoriale, in un unico spazio.
 
Voglio accennarvi solo qualcosa di ciò che troverete al PAM (con la emme, M di miracolo)…
Carlo Porrini
Parole preziose. Librini artigianali stampati su carta amatruda in cui si abbinano le sue immagini con brevi poesie d’autore. La didascalia è poesia ma la stessa fotografia può essere didascalia della poesia.
Foto

Dario del Giudice
Concrete è il suo progetto iniziato qualche anno fa. I materiali, le forme, le texture dell’edilizia, l’ambito in cui lavora come dirigente, ci restituiscono le grafiche di luci, ombre e colori dai contenuti minimalisti, astrattistici.
Foto

Fabio Fant
Uomo e ambiente. L’architettura in rapporto con l’uomo. Le simmetrie, le geometrie delle linee architettoniche vengono interrotte, con ricercate composizioni, dalla presenza umana.
Foto

Federica Di Lorenzo
Crackling Water. Frequenze sonore e visive che rimandano a una visione onirica a cavallo tra il mondo subacqueo e terrestre. Un flusso di sovrapposizioni di scatti la cui distorsione percettiva restituisce catarsi.
Foto

Francesca Sciarra
ivdE. In via di Estinzione. Il tempo non segna soltanto le persone dentro e fuori, ma anche l’assetto urbanistico con il suo annesso tessuto sociale. Un viaggio di 20 anni tra Napoli e Palermo.
Foto

Guido Villani
Tra scienza e ricerca onirica. Ricercatore del CNR, dimostra che la fotografia subacquea può essere fonte di ispirazione per designer e grafici dediti ai segni frattali, geometrici o di fantasia astratta.
Foto

Klaus Bunker
Fotografia espressionista. L’eclettismo tra artigianalità e processi digitali. Proporrà il suo lavoro Napoli Inversa e altro materiale in cui convivono pittura e fotografia.
Foto

Lino Rusciano
Cortocircuiti visivi. Suggestioni di tipo pittorico e “visioni surreal-metafisiche”, “prospettive accelerate”, come lui stesso definisce il suo lavoro.
Foto

Marco Maraviglia
Impossible Naples. Le “inesistenze” che decontestualizzano Napoli attraverso fotomontaggi realizzati con immagini del proprio archivio fotografico.
Foto

Mauro Cangemi
GrauZONE. “L’ombra è la traccia effimera dell’esistenza”, dichiara l’autore, la zona grigia in cui c’è un’esistenza a sé, fatta di dinamismi silenziosi. “Noi siamo l’ombra vivente della nostra immagine”.
Foto

Monica Memoli
Mari e Muri. Atmosfere di Procida sintetizzate in astrattismi geometrici e armoniosi che lasciano comunque intendere il loro mondo circostante.
Foto

Raffaele De Santis
Per una visione consapevole. Un’esplorazione di ricerca visiva che interpreta i luoghi in maniera intima attraverso la percezione di tutti i sensi e nulla è banale come potrebbe sembrare.
Foto

Salvatore De Rosa
Dissetare gli occhi col viaggio. Vedere da vicino ma non è macro-fotografia. Il mondo visto ad alto impatto visivo, depurato da “rumore visivo”.
Foto

Vito Lisi
Istanti di vita quotidiana. L’istante perfetto della vita di tutti i giorni nelle strade. Dolcezza, ironia, scatti liberi presi al volo, “senza bussare alla porta”.
Foto
Presentazione completa degli autori
Evento Facebook  
 
PAM – Photo Art Market
Mercato della fotografia d’arte e d’autore per un collezionismo accessibile
Domenica 16 dicembre
Ore: 9.30-19.00
La Maison du Tango
P.zza Dante, 89 – Napoli
 
Contatti: associazione@photopolis.org


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