Battuta per 300,00 € all'asta l'ultima copia betaMercoledì 22 maggio all'Hotel Mediterraneo in via Ponte di Tappia, 25 -Napoli, si è svolta un'asta di beneficenza per Progetto Itaca che si occupa a livello nazionale di informazione ed iniziative per persone che soffrono di disagio psichico. E c'era anche la versione beta di Metropolis XXI sec., tra tante altre opere di rinomati artisti e altri oggetti e servizi messi a disposizione per la causa. Ultima delle tre copie 50x50 stampate con processo chimico cromogeno (C41). L'asta è stata battuta dall'attore Patrizio Rispo e la mia opera è stata aggiudicata a 300,00 € con il prezzo di partenza di 150,00 €. Inutile dirvi che i lotti sono stati concessi gratuitamente dagli autori e quindi tutto il ricavato è andato a Itaca. Per quanto mi riguarda, la mia ricompensa è stata la soddisfazione di poter contribuire all'iniziativa. Il lotto di Metropolis XXI sec. era il n° 21. Metropolis XXI sec. fa parte del mio Impossible Naples Project. È un fotomontaggio di architetture di Napoli realizzato nell'arco di un anno con fotografie del mio archivio fotografico: con Photoshop e non con AI. Ne fu presentata una versione stampata su tela 140x140 cm nella Galleria Principe di Napoli nel settembre 2019 (video qui). Adesso saranno presto disponibili tre copie di quella definitiva con le seguenti caratteristiche:
Kit: - descrizione e sinossi dell'opera - Certificato di autenticità con timbro e firma anche dello stampatore - DVD con video di presentazione
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Anno domini 2070. Viaggio nel futuro in un museo, alla scoperta di sei inesistenze dell'Impossible Naples Project di Marco Maraviglia Le sei inesistenze qui esposte, fanno parte della serie "impegnata" dell'autore.
Le politically incorrect. E comunque vi garantisco personalmente che sono tutte a sfondo sociale. Micro-denunce. Urla nel silenzio. L'artista ha voluto imprimere in ognuna di esse, un messaggio di protesta, di monito, attenzionando su problematiche che affliggevano la vita contemporanea della sua città, Napoli, ma non solo.
Grazie per la visita e ricordate di ritirare il catalogo completo all'uscita. Offerto gratuitamente dalla Fondazione Impossible Naples :) Shelter nasce il 2 ottobre 2020.
Shelter è la sicurezza. È il rifugio in una cupola di cristallo. Nata dall'insofferenza per questa situazione pandemica che stiamo vivendo tutti dove lo stile di vita si è trasformato da libero a il concetto di proteggerci e proteggere. Sopra di noi un cielo tenebroso, intorno invece, un mare quieto e sereno: la speranza!!! All'interno di Shelter una metropoli che rappresenta l'economia della città. Il mondo produttivo. Isolato ma autonomo. Protetto. L'umanità osserva dalle finestre il mare, la libertà, e attende che quella cupola di cristallo si dissolva. Shelter è la salvezza. È la speranza. Shelter è il rifugio di tutti. E quando tutto finirà renderò il cielo azzurro e rimuoverò la cupola di cristallo. E non solo... Shelter porta fortuna L’immagine di Marco Maraviglia che denuncia gli spazi negati Belvedere è inesistente. Si vede, anzi, si immagina, ma non c’è. Perché è impossibile che ci sia: è un’architettura impossibile ispirata da un’opera di Escher. Incostruibile, un edificio distopico, alterato. Un castelletto che se ci entri, se riuscissi ad entrarci, probabilmente non ne usciresti più fuori. Perché le colonne ti intrappolerebbero nella loro non-prospettiva, nella loro non-dimensione. Come un labirinto che si richiudesse su te stesso. Belvedere è un’immagine mentale che solo dalla creatività di Escher e pochi altri artisti di Optical Art, poteva essere realizzata almeno in due dimensioni. Non è una prospettiva. Non è una prospettiva umana, aggiungo. Belvedere è un’immagine di denuncia. È contro gli spazi negati o inesistenti delle città che non sono urbanizzate a misura d’uomo. L’apoteosi delle cattedrali nel deserto. O del deserto delle città. Parchi e giardini malandati. Alberi mozzati e non ripiantati. Aiuole degradate. Passeggiate al cestino dei rifiuti traboccante. Spiagge negate. Sì, spiagge negate come quelle degli stabilimenti balneari che a settembre sono praticamente vuote mentre il popolo si riversa sulle poche decine di metri quadrati di quelle libere. Il divario degli spazi. Spazi vuoti contro le alte concentrazioni umane, oltre una staccionata che confina i meno abbienti. Perché non riformulare le concessioni degli stabilimenti balneari concedendo più spazio al popolo nel mese di settembre? Strisce blu e strisce bianche. Quelle? Un altro divario. Signori! Io sono io e voi non siete un… Terrazze chiuse al tramonto.
A Napoli Castel dell’Ovo e Castel S. Elmo la fanno da padroni quanto a panorami mozzafiato. Il Parco dei Camaldoli pure non scherza in alcuni scorci. Ma ci sono orari di chiusura. E frasche, staccionate e recinti che ne impediscono l’accesso. Certo, occorrerebbe maggiore sorveglianza per evitare che i balordi si portino bottiglie di alcoolici da tirare poi dall’alto come qualcuno fa dal Largo San Martino. Ma non credo che sia qualcosa di impossibile. Abbiamo o non abbiamo quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza? Bene, perché non evitargli la frustrazione di prender soldi senza far nulla? Non potrebbero vigilare quei luoghi che normalmente sono chiusi la sera? Non potrebbero risistemare parchi e giardini? Io non conosco la risposta, perciò me lo chiedo. Sono tempi in cui occorrerebbe trovare soluzioni per spalmare le movide. Per evitare che diventino covide. Movide al Covid fatte di assembramenti dove la distanza è un optional. D’estate la sera il popolo si riversa sul Ponte di Bellaria a Miano per trascorrere un paio di ore al fresco. Ma, paradossalmente al nome della via, da lì sotto arrivano le esalazioni non tanto benefiche di scarichi che sono perpetuati nel Vallone di Miano. Da anni! Si rimetta la camicia!!! Al Bosco di Capodimonte se ti stendi su un telo e ti togli la camicia per prendere un po’ di sole leggendo un libro vieni richiamato. "Violazione del regolamento". Sei indecente!!! E sogni la Barceloneta, Nizza, il lungomare di Rio... Spazi, passeggiate, percorsi ludici e interattivi per bambini. Attrezzature sportive per skaters. Piste di pattinaggio. Piscine. Moli per diportisti. Percorsi nei parchi per chi ha cani. Fontane (chi ha detto che non è possibile evitare lo spreco dell’acqua?). Senza che una folata di vento possa far mangiare polvere a chi passeggia in Villa Comunale. E il Molo San Vincenzo? Perché non se ne fa ancora nulla? E Palazzo Fuga, l’ex Albergo dei Poveri? Sì, sì, questa non è la Svizzera dove ci sono treni con le coperture in vetro per far gustare il paesaggio ai passeggeri e dove anche la scarpetta usata di Pietro Mennea diventa un cimelio da business esponendola nel Museo Olimpico di Losanna. Ma abbiamo punti di partenza. Da rivalutare. Potenziare. Attrezzare. “Non ci sono soldi”. Ma la volontà di programmare a lunga scadenza c’è? Niente di personale. Solo per il benessere urbano della collettività. Marco Maraviglia Vedi la genesi dell'opera Questa è una piccola ricerca esclusiva su uno spaccato di visioni architettoniche ed urbanistiche. Probabilmente agli accademici storici dell’arte non piacerà. Perché scritta da uno non titolato che non frequenta i loro salotti. O forse sì, magari se ne approprieranno senza citare la fonte di chi svolge, da alcuni anni, una personale ricerca sulle città impossibili, sulle “inesistenze”. Sugli improbabili spazi urbanistici ricreati grazie all’immaginazione di artisti del passato e del presente. Sono graditi commenti e segnalazioni di ulteriori artisti del genere. Andiamo in ordine cronologico… La Roma impossibile di Cimabue La prima immagine che vedete è un dettaglio tratto da una volta della Basilica superiore di Assisi. Cimabue vi dipinse gli Evangelisti e, in questo dettaglio, c’è una visione particolare di Roma. Pur non esistendo numerose documentazioni visive di Roma risalenti al medioevo, è evidente che l’agglomerato di edifici accatastati tra loro, non rispettano la normale collocazione topografica. Trattasi di alcuni tra i principali monumenti della città. Si distinguono San Pietro (prima della sua ricostruzione), Castel Sant’Angelo, la Meta Romuli (ora distrutta), la Torre delle milizie, il Pantheon, il Palazzo senatorio del Campidoglio. L’opera è stata datata intorno al 1277-1280 circa. Credo che questa sia la prima visione impossibile di una città. Il primo “fotomontaggio” mai realizzato nella storia dell’arte. Cimabue un genio? Sì, se si considera anche l’episodio di Giotto che dipinse una mosca su un dipinto e il suo Maestro nel cercare di scacciarla, riconobbe al suo allievo altrettanta genialità dicendo probabilmente <<l’allievo ha superato il Maestro>>. Solo un genio può riconoscere un altro genio. El Greco il pittore cartografico che barò Qui siamo invece tra il 1604 e il 1614 e sembra che solo a distanza di oltre 300 anni ci troviamo di fronte a un altro esempio di città impossibile. Stravolta nel suo reale assetto urbanistico. Si tratta della vista della città di Toledo realizzata da El Greco. Questa visione di Toledo non è possibile da nessun punto di vista reale nello spazio. Questa vista è un montaggio complesso; una rappresentazione composta da un montaggio in cui si interpongono oggetti “fotografati” singolarmente che, in natura, si nascondono l'un l'altro o girano indietro lo spettatore. - Sergei Mikhailovich Eisenstein È una rappresentazione della città in due dimensioni, statica, che presuppone il mutamento dei punti di vista dove lo spettatore si sposta. Stiamo parlando praticamente, di “immagini in movimento”. Quasi come se anticipassero il montaggio cinematografico. Il dinamismo in un’immagine statica. Definibile “cinematismo visivo”. Ma non è cubismo. Didien Barra, l’arte condivisa e la prima Napoli impossibile San Gennaro protegge la città di Napoli (1652; presso Arciconfraternita dei Pellegrini – Napoli). E anche qui abbiamo una sorta di ricostruzione topografica “assonometrica”, realizzata da Didien Barra, dove il cinematismo visivo serve a mostrare il lato migliore degli edifici come la facciata del Palazzo Reale che in realtà è ubicata al lato opposto (v. dettaglio foto in basso). È comunque un dipinto eccezionale anche perché basato solo su una cartografia: all'epoca non esistevano elicotteri o droni per poter riprendere da un tale punto di vista. Il quadro completo è con San Gennaro dipinto da Onofrio Palumbo. Canaletto il capriccioso Capriccio con edifici palladiani 1756-1759. L’abbiamo capito, no? I capricci (d’artista) erano quelle reinterpretazioni visionarie che pittori e incisori visualizzavano reinventando luoghi, decontestualizzandoli, creando illusioni architettoniche, urbanistiche. In questo dipinto di Canaletto, che sembra una vista di Venezia a tutti gli effetti, in realtà vi sono rappresentati edifici che sono ubicati in altre città. A destra c’è la Basilica Palladiana e a sinistra Palazzo Chiericati (entrambi di Vicenza) e al centro il Ponte di Rialto di Venezia, sì, ma è una versione mai realizzata. Tutti edifici progettati da Andrea Palladio. Piranesi, ristrutturatore dell'antichità Le antichità romane (1756) Quando mi accorsi che a Roma la maggior parte dei monumenti antichi giacevano abbandonati nei campi o nei giardini, oppure servivano da cava per nuove costruzioni, decisi di preservarne il ricordo con le mie incisioni. Ho dunque cercato di mettervi la più grande esattezza possibile. - Piranesi Le opere di Piranesi riassumevano in un unico “capriccio”, archeologia, mito, invenzione e storia del suo tempo. Ricostruzioni immaginate, probabili, ricche di dettagli, ma non veritiere. Marianne Brandt, la donna della Bauhaus Unsere irritierende Großstadt, (La nostra città irritante), è del 1925. È l’era del dadaismo. Nasce il collage. Ritagli di giornali vengono ricomposti con la colla per scopi puramente artistici ma la grafica coglie l’opportunità per impaginare manifesti o illustrare copertine di libri. La Bauhaus abbraccia questa tecnica, o per ricerca o per la comunicazione, accogliendone gli artefici come Marianne Brandt, Paul Citroen, Laszlo-Moholy-Nagy. L’individuo è assordato dal caos della vita quotidiana, dalla frenesia di una metropoli in cui avvengono fatti che si sovrappongono. Eventi politici, progresso industriale, manifestazioni sportive. Tanta roba che attraverso questa immagine traspare il bisogno di avere il tempo necessario per metabolizzare gli effetti della metropoli. Resettarsi. L'opera anticipa la sindrome da rivoluzione del progresso: lo stress da città che sarà. Quasi prevedendo gli effetti psico-sociali della folle corsa alla ripresa del dopoguerra. Paul Citroen, il collage che ispirò il film Metropolis Metropolis (1926) È quella che ritengo icona sacra delle metropoli visionarie contemporanee. Il La. M. C. Escher, l'artista che realizzava l'impossibile Planetoide tetraedrico (1954) Cronologicamente a Piranesi, come grande incisore visionario, gli succede M. C. Escher. Qualcuno dice che è il Padre dell’Optical Art anche se lui non non si è mai immedesimato in alcuna etichetta. È il genio che ha stravolto la prospettiva rendendola impossibile. Anche se a scuola era un pessimo allievo soffrendo di discalculia. Anche se fisici e matematici lo vollero come conferenziere in alcuni loro meeting. Questa sua immagine anticipa in un certo senso il cinema di fantascienza ricordando Upside down (Il mondo di sopra). Anche se invece sono stati utilizzati altri suoi concept in Inception (la scala di Ascendente e discendente) o in Labyrinth (le scale di Relatività). Jerry N. Uelsmann, le creazioni in camera oscura Col passar dei secoli le tecniche per visualizzare l’immaginifico si perfezionano, cambiano. E così dalla pittura e l’incisione si passò alla fotografia dove il pioniere Henry Peach Robinson (1830-1901) di cui segnalo il fotomontaggio realizzato in camera oscura, anche se con più passaggi, di Fading Away. Eliografie, stampe a mezzi toni, fotomontaggi “in chiaro”, venivano utilizzati per realizzare simulazioni verosimili di progetti architettonici da Le Corbusier e Mies van der Rohe nella prima metà del ‘900. Ma si trattava di progetti, frutto di visioni da archistar ma nulla di stravolgente, sotto il profilo della distorsione della realtà. Ma bisogna arrivare agli inizi degli anni ’80 per vedere i primi scorci urbanistici surreali realizzati da Jerry N. Uelsmann (11 giugno 1934). Un poeta della fotografia che fotomontava le sue visioni interamente in camera oscura. (foto: Senza titolo; 1982) Photoshop e dintorni
Con l’arrivo del Photoshop e di altri software per il rendering, dal 2000 ca. in poi, tutto è cambiato. Basta colla Coccoina e ritagli di giornali. Basta bacinelle e luce rossa e si è avuta finalmente una grande produzione di città impossibili. Digitali. Fantastiche. Verosimili a volte. Se avete letto fin qui, potete dare un’occhiata in rete ai lavori di quelli che ritengo tra i migliori del genere: Emily Allchurch, Giorgio Lo Cascio, Barbara Nati, Victor Enrich Tarres, Jim Kazanjian, Franco Donaggio, Aydin Büyüktaş e, naturalmente, non perdetevi me, Marco Maraviglia e il mio Impossible Naples Project. A 11-13 anni mio padre mi mostrò in camera oscura come aveva realizzato alcune stampe foto-grafiche: erano i cosiddetti rayogrammi. A quell'età mi consentiva di usare la camera oscura per sperimentare, previa raccomandazione di non aprire i barattoli delle polveri magiche e pericolose: metolo, idrochinone, solfito, metabisolfito, soda caustica... Versavo nelle bacinelle i liquidi che mio padre aveva già preparato. Accendevo la luce rossa. Buio! Più che stampare le mie foto, mi piaceva impressionare la carta sotto la luce dell'ingranditore poggiandoci posacere in vetro, pastelli, garza... Ed ottenevo i miei rayogrammi. Negli anni '80 realizzai qualche sandwich (sovrapposizione di diapositive) avendone visti alcuni del grande fotografo Art Kane. Casuali, senza progettarli. Sono questi delle foto sotto. Soltanto questi. Non ho mai avuto la costanza di fare sempre la stessa cosa a meno che non mi sembra che ne valga la pena. Negli anni '90 avevo la Nikon FM2 che consentiva di fare doppie esposizioni per poter raggiungere effetti analoghi ai sanswich. Ma non ci ho mai provato perché sarebbe stata una sperimentazione costosa per le mie tasche. All'epoca un rullino da 36 pose costava intorno le 5mila lire. E mettici il costo dello sviluppo in laboratorio... Non so se rendo. Era prima che iniziassi a usare il Photoshop. Erano gli albori delle mie inesistenze. Il 29 settembre è stata svelata al pubblico l'ultima "inesistenza" di Marco MaravigliaLa vera storia della performance di Metropolis XXI sec. In occasione della presentazione di Metropolis XXI sec. ho tenuto una breve "performance". Era un piccolo regalo che volevo fare ai presenti. Non sono un performer, non sono un mimo e nemmeno un attore ma l'ho fatta. Volevo rappresentare il trasferimento della "mega-cartolina", nel cuore di chi c'era. Non so se ci sono riuscito. Non l'avevo provata, era un'idea che avevo avuto il giorno prima e pensavo a come concretizzarla. In realtà, come tutti i presenti avranno capito, era anche un po' uno sfottò alla Pomp-Art, l'arte pompata di aria da un certo sistema mediatico e di marketing dell'arte. Mica Time-Art, quella dove ogni opera è realizzata anche nel giro di un anno come Metropolis XXI sec. Come sfottò erano anche gli stralci delle recensioni scritte da personaggi inesistenti.
Il 29 settembre alle ore 12.00 in punto sarà svelata nella Galleria Principe di Napoli l’ultima “inesistenza” dell’Impossible Naples Project di Marco Maraviglia: Metropolis XXI sec.
I ritardatari si perderanno una piccola emozione. Le “inesistenze” sono dettagli delle fotografie del mio archivio fotografico di Napoli decontestualizzati e riassemblati generando immagini di una Napoli impossibile e surreale. Trattasi di opere che innescano un meccanismo identitario presso il pubblico partenopeo. Ecco alcune mie riflessioni… Perché “Metropolis”? Erano diversi anni che Metropolis 1923 di Paul Citroen mi era entrata nella testa come tante altre opere indimenticabili di altri artisti che ormai si sono infilate in quei neuroni a prova di Alzheimer. Un collage che, nonostante “l’età”, lo trovo estremamente contemporaneo e avveniristico. Da piccolo facevo anch’io dei collage, il Photoshop non esisteva ma ritagliavo le foto dei giornali “scontornandole” con le forbici e assemblandole su del cartoncino con la profumatissima Coccoina, la colla che molti millennials non conoscono. L’opera di Citroen mi ha dato il LA, mi ha ispirato. Inizialmente stavo componendo la mia inesistenza con la stessa tecnica dell’opera di Paul Citroen: edifici ritagliati col Photoshop, senza scontornarli maniacalmente come mio solito e sovrapponendoli senza regole, obliqui tra di loro, i più grandi dietro rispetto ai più piccoli… Ma poi è prevalso il lato maniacale che è in me, anche per rispettare lo stile delle altre immagini che ho realizzato finora, ed ho pensato di realizzarne una mega-cartolina di Napoli formato quadrato. “Cartolina” un termine che sminuisce il lavoro? Perché? Tanti di noi custodiscono ancora gelosamente le cartoline ricevute dagli amici. Hanno un valore affettivo inestimabile. Questa per me è un omaggio, un inno alla mia città. L’intenzione dell’evento è come voler spedire la mia cartolina nel cuore e nella mente di tutti quelli che saranno presenti. Lasciare una piccola traccia in quei neuroni a prova di Alzheimer di chi ci sarà. Quanto tempo ci ho messo per realizzare Metropolis XXI sec.? Ci ho lavorato nell’arco di un anno, ma non tutti i giorni. Sono giunto a questa prima versione che non è la definitiva perché in occasione della presentazione saranno distribuite schede a grafici, fotografi, architetti, esperti di manipulation-photography, per avere suggerimenti. È una pratica che adottai anche per mettere a punto Metamorfosi Reloaded, il panorama di Napoli più lungo del mondo e funzionò. Un momento di arte partecipata, quindi… Sono del parere che il pubblico deve interagire con le opere, deve riflettere, si deve divertire. Pistoletto, Abramović, Vito Acconci e tanti altri stabilivano spesso un rapporto interattivo col pubblico. Anche M. C. Escher a volte teneva performance stampando dal vivo alcune sue incisioni. Escher, sfogliando il catalogo, alcune “inesistenze” ricordano lui C’è tutta la parte dei suoi disegni impossibili che mi ha affascinato fin da piccolo. Ho sempre amato le illusioni ottiche in genere. Escher è stato il primo ad andare oltre la prospettiva dimostrando che abbiamo grandi limiti mentali e visivi. Tendiamo metaforicamente a vedere la Terra piatta. Ci sono due sue opere alle quali mi sono ispirato in maniera palese: Gallery e Su e giù. Cosa mi aspetto dall’evento? Non sarà l’occasione adatta per vendere l’opera. L’ho concepito per il motivo suddetto: “spedire una cartolina nel cuore e nella mente degli appassionati di Napoli”. Sarà una festa per chi ci sarà. Un momento di incontro divertente, magari per farsi un selfie con l’opera come sfondo alla Felice Caccamo. E tutto ciò avverrà anche grazie ai mecenati che hanno sostenuto l'opera e l'evento con delle donazioni accessibili e che saranno citati in tale occasione. Chi vuole acquistare mi contatta privatamente o potrà venire al PAM – Photo Art Market di cui si terrà la III edizione il 25 e 26 ottobre alla Fondazione Real Monte Manso di Scala (via Nilo, 34) e dove troverà anche altri fotografi che proporranno le loro foto. Metropolis XXI sec., presentazione beta (prova d’artista) Galleria Principe di Napoli 29 settembre dalle 11.00 alle 13.00 Ingresso libero Info: [email protected] Cell. +39 328 5923487 www.impossiblenaples.weebly.com EVENTO FACEBOOK Col Patrocinio Morale dell'Assessorato ai Giovani e al Patrimonio del Comune di Napoli Ecco alcune caratteristiche degli appassionati di Impossible Naples Project tra cui anche i miei stimati collezionisti.
Ti sei riconosciuto in almeno quattro di queste caratteristiche? Iscriviti al gruppo Facebook per essere aggiornato sulle prossime iniziative. Il mecenatismo dal basso per sostenere la realizzazione della prossima opera di Impossible Naples. Con una piccola donazione è possibile diventare mecenati per Metropolis XXI sec. la prima “inesistenza” del 2019 di Impossible Naples Project attualmente in corso d’opera. È il mio inno a Napoli. Con una piccola donazione (anche soli 10,00 euro) è possibile ricevere un “pezzo” (ca. 1/5 dell'immagine intera) di Metropolis XXI sec. stampata con processo cromogenico, in formato 10x10cm, firmata e con numerazione progressiva. Per sostenere la realizzazione di Metropolis XXI sec. e ricevere la porzione dell’opera in versione “beta” (prova d’artista), puoi fare una donazione sul mio conto Paypal (specificando nell'invio Donazione Metropolis) e successivamente inviarmi un messaggio ([email protected]) con oggetto “Donazione Metropolis” specificando nome, cognome e contatto telefonico nel corpo del messaggio. Tutti i sostenitori saranno citati come mecenati dell’operazione (Gli Amici di Metropolis XXI sec.) su questo sito e su un pannello che sarà esposto durante la presentazione della prova d’artista (edizione “beta”) in formato 100x100. È possibile restare nell’anonimato se richiesto. È un modo per sentirsi mecenati di operazioni minimaliste che contribuiscono al mondo culturale e artistico della propria città. Al momento sono trascorsi già sei mesi da quando ho iniziato a imbastire l’ultima mia “inesistenza”: oltre trenta luoghi di Napoli, tratti dal mio archivio fotografico, in un’unica immagine. Ha già un nome: Metropolis XXI sec. ispirata alla Metropolis 1923 di Paul Citroen, esponente olandese del dadaismo. Le mie “inesistenze”, per chi non lo ricordasse, sono immagini di Napoli decontestualizzate e assemblate in fotomontaggi che rappresentano luoghi inesistenti della città. Realizzare una delle mie inesistenze fa parte di un’attività di ricerca artistica necessaria. A volte è più forte di me, ho bisogno di estranearmi completamente dal mondo per entrare in quello mio, ovattato, onirico, silenzioso, per ristabilire un sano rapporto con me stesso. Per prendermi questo tempo accantono tutti gli altri progetti, tralascio i contatti con i clienti (e gli amici) ma sento necessaria questa scelta per fabbricare visioni poi da condividere. Metropolis XXI sec. è il mio inno alla città. Consta di architetture realizzate nel tessuto urbano cittadino nell’arco di circa 800 anni, provocatoriamente accostate tra di loro, rappresentando una delle parti migliori del carattere napoletano: la diversità. Al termine della prima versione dell’opera, ne sarà stampata una bozza (prova d’artista) in formato 100x100cm per essere presentata in luogo e data da definirsi. Durante l’esposizione il pubblico avrà facoltà di scrivere direttamente sull’opera eventuali suggerimenti per la sua messa a punto ed entrerà nell’elenco “Suggeritori di Metropolis XXI sec.” che sarà pubblicato online. I luoghi di Napoli presenti al 24 gennaio sono i seguenti:
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Giugno 2024
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