L'8 maggio 2015 presso La Maison du Tango a Napoli, grafici, fotografi, architetti, artisti, appassionati di Napoli, hanno dato il loro contributo in un momento di arte partecipata intervenendo sulla bozza lunga 6 metri di Metamorfosi Reloaded dell'Impossible Naples Project di Marco Maraviglia.
L'opera è stata poi ultimata grazie ai suggerimenti di tutti gli intervenuti all'happening e la versione finale avrà una lunghezza di circa 8 metri. "Gli Amici di Metamorfosi Reloaded" sono tutti quelli che sono stati suggeritori durante l'evento dell'8 maggio e quelli che stanno sostenendo l'Impossible Naples Project affinché si possa organizzare un altro happening interattivo di arte partecipata. Se sei interessato a far parte anche tu della famiglia di Gli Amici di Metamorfosi come sponsor tecnico, partner, donatore... scrivi a: [email protected]
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"Macchine fotografiche grandi quanto case per produrre foto grandi quanto palazzi". È il gigantismo fotografico che ci è sempre stato, da poco dopo l'invenzione della fotografia e di cui parla il critico fotografico e giornalista Michele Smargiassi per Laeffe (puntata del 7 ottobre 2015).
Super-panorami, cianotipie giganti, immagini dai tanti terabyte che quasi servirebbero dei server per gestirle. Un fenomeno che non tramonta che serve non solo a sbalordire ma anche per confrontarsi coi confini degli strumenti disponibili. Una sorta di ricerca e collaudo negli infiniti processi fotografici. Un po' come la Formula1 dove la gara automobilistica è soltanto un pretesto per spettacolarizzare i risultati di lunghe ricerche tecniche , meccaniche e scientifiche per migliorare poi le auto di serie. Fin quando ci sarà il gigantismo fotografico la fotografia stessa ne beneficerà perché si capiranno i limiti dei sensori per perfezionarli, i limiti della stampa per perfezionare macchine da stampa... Sotto il servizio di Michele Smargiassi che ne parla. Un gioco che stimola l’osservazione approfondita di Napoli con una percezione più consapevole.![]() L’Arcinapoletano, per alcuni amici detto “Trek”, forse per una sua vaga somiglianza col protagonista della serie di fantascienza “Star Trek” per il look dei suoi capelli, ma anche come diminutivo di trekking visto che di chilometri a piedi per Napoli ne fa tanti. Per lavoro e per passione. L’indirizzo del suo profilo Twitter inizia per @Treck… È giornalista de’ “Il Mattino” di Napoli e cura un suo proprio blog sull’edizione online: L’Arcinapoletano. Portano la sua firma sul Mattino (edizione cartacea) i servizi “La Pelle di Napoli” dove si raccontano luoghi insoliti di una città un po’ dimenticata, sconosciuta, a volte abbandonata ma che conserva ancora tutta la mazzetta dei colori Pantone percepibili con tutti i sensi. È Pietro Treccagnoli. Una delle poche firme del giornalismo partenopeo che ha un brand nato sulla sua passione per Napoli. Invitato non raramente a incontri e convegni sulla lingua napoletana dove non si risparmia nel raccontare detti e fattarielli della Napoli antica e contemporanea. La signora dirimpettaia di cui leggiamo spesso sul suo profilo Facebook, è un’altra sua creatura. Dialoghi impossibili (con la sua dirimpettaia del 4° piano) e ironico-polemici per sfogarsi contro i cattivi comportamenti della gente. Impossibili perché la dirimpettaia non esiste ma è ormai entrata nell’immaginario dei suoi social-lettori, dei suoi fan. #indovinapoli è un impegno che si è preso con se stesso e coi suoi followers. Un’appuntamento quotidiano che stimola alla percezione e all’osservazione di Napoli attraverso foto scattate con smartphone dalle inquadrature sibilline. Un gioco dove è l’Arcinapoletano che porta il pallone e quindi decide lui chi è il vincitore. Ogni giorno, e solo da poco in orari imprevedibili, posta una foto sul suo profilo Instagram che condivide su Facebook: “dov’è? #indovinapoli”. Partono i commenti più veloci del west. C’è chi non è ancora sveglio la mattina o chi è andato già a dormire la sera e, anche se ha attivato le notifiche per vedere in tempo reale i post pubblicati da Trek, non ce la fa in tempo per rispondere. Dov’è? E lì, tutti a scervellarsi per cercare di capire dove sia stata scattata quella foto. Dove si trovi quel palazzo o uno stemma araldico o un’edicola sacra con scorcio di vicolo che dovrebbe essere un aiutino ma che spesso non lo è. Magari chi ci passa tutti i giorni non ci ha mai fatto caso a quella cupola bizantina o a quella scalinatella adiacente alla strada percorsa per andare al lavoro. Poi c’è chi inizia a perlustrare lo street view di Google Map perché qualche ricordo ce l’ha di quel luogo, ma non conosce il nome della strada e quando lo individua è già troppo tardi perché qualcun altro l’ha già scritto nei commenti. È un gioco che stimola ad “aizare ‘a capa” (alzare la testa) quando si passeggia per Napoli. C’è un “mondo di sopra” al quale non facciamo sempre caso. Le regole del gioco? Non barare. È vietato scrivere commenti per poi cancellarli o modificarli. Vietatissimo far capire se qualcuno ha già dato la risposta giusta e tantomeno proclamare il vincitore perché spetta a Treccagnoli farlo col suo “the winner is…”. Perché il pallone lo ha portato lui. Ma cosa accade se l’identificazione del luogo da indovinare è controversa? Vale la risposta del nome della strada da cui è scattata la foto o il nome della strada dove si vede il palazzo più in fondo? E se ci sono due palazzi di cui uno in una piazza e l’altro in una via dal nome diverso, quale risposta conta? Non c’è problema, ci pensa l’Arcinapoletano Treccagnoli a fare da arbitro. In fondo il pallone lo ha portato lui. Segui #indovinapoli di Pietro Treccagnoli su: Facebook o su Instagram. - Marco Maraviglia - |
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