Sabato 13 maggio ho portato Impossible Naples Project in strada tra un'altra 15ina di artisti. Ecco i miei appunti… Un’immensa piazza inutilizzata. Una piazza storica. Qui partì la rivoluzione di Masaniello; qui nacque lui e qui fu decapitato. Quello che resta oggi sono i negozi storici che hanno preservato l’arte del commercio con quella gentilezza e professionalità antica tipica di una Napoli verace e produttiva. “Ma a voi fa piacere se si creasse una situazione del genere piuttosto continuativa? O c’è gelosia per il territorio?”, chiedo a uno di questi commercianti… “per carità”, risponde, “ci fa piacere eccome, magari!!! Creare movimento di persone non può che fare bene all’attività commerciale della zona…”. Si sente l’odore del mare. È una splendida giornata di sole e… vento. Colpi improvvisi di vento che buttano a terra i cavalletti con le tele e che quasi vorrebbero scoraggiare i pionieri del numero zero di Mercato ad Arte, la nuova iniziativa di Antiche Botteghe Tessili organizzata da Laura Bufano. Ma, come ogni pioniere che si rispetti, non si demorde, non si abbandona il territorio. C’è chi stende a terra le proprie opere, chi le lega con dello spago e scotch, chi le zavorra… Siamo in sedici ad esporre. Siamo come moscerini sul dorso di un dinosauro dormiente. La piazza è lavicamente brulla e silenziosa, antica, immensa e nella mente senti rimbombare suoni, rumori e urla mai ascoltati di un popolo mercante che immagini coniare proprio in quel luogo alcuni termini della lingua napoletana storpiando qualche parola spagnola del ‘600. Nel corso della mattinata abbiamo visita dei commercianti che affacciano sulla piazza. Passano dei ragazzini della zona e quando chiedono cosa sono quelle cose che ho portato, più o meno capiscono al volo “ah, so’ foto azzeccat’”. Fanno visita anche tre assessori nell’arco della mattinata: Alessandra Clemente, Elena Coccia, Daniela Villani. Tutte guidate da Claudio Pellone, il presidente di Antiche Botteghe Tessili. Poi passano gli amici. Quelli che non riescono a sfuggire al tuo spam-stalking di inviti che sferri su tutti i canali. E i turisti? Zero… Ma è un numero “zero”, appunto. In effetti ci sarebbe da rivedersi con lo staff per fare un po’ di brain storming per arrivare al “numero uno” del progetto in gran forma. Penso. Ma sai cosa c’è di buono? Che la piazza è stata completamente ripulita prima che allestissimo; che i ragazzini della zona non si sono messi a giocare a pallone; che c’era la protezione civile che vigilava. E, cosa più importante, nessuno ci ha chiesto un euro per stare lì cinque ore, manco un posteggiatore abusivo. Sì, la piazza non rientra nei classici itinerari turistici eppure potrebbe fare rete portandola a sistema con un percorso che parta dalla stazione d’arte “Università”, attraversare tutto Borgo Orefici per raggiungere poi l’Archivio Storico dell’ENEL e magari allungarsi al Museo di Pietrarsa a Portici. Ma ci sarebbe in realtà un altro scoglio da superare… Il mio atteggiamento verso la vita è sempre stato democratico, aggregativo e con una punta di ironia. Per me la qualità di ciò che fai non dipende da dove e con chi lo fai, ma dal contenuto che proponi in un contesto che può essere una parete del MOMA di New York o un mercato delle pulci di quartiere, quello che conta per me è raggiungere tutti per comunicare un messaggio e, se intercetti l’osservatore genuino, il degustatore di bellezza, quello che “mi piace” o “non mi piace” senza intellettualismi e condizionamenti, ma con intuizioni istintive, meglio. La Grande Bruttezza è quando vieni a sapere che esistono quelli che “mi spiace, non partecipo; sono di un’altra cifra artistica”. La comunicazione visiva, l’arte figurativa, la pittura, la grafica, l’illustrazione, la fotografia… è espressione e in quanto tale è democrazia. Destinare la tua espressione solo alle gallerie, alle fiere, ai musei, alle biennali, è chiusura, è fare mobbing a un pubblico popolare che andrebbe comunque sempre stimolato alla conoscenza di nuovi contenuti espressivi, creativi… artistici, se proprio ti piace questa parola. Perché sai, io non mi definisco un artista. Essere artista a volte può sottintendere uno sciagurato, un nullafacente, uno sfigato che non sa fare nulla e allora si inventa il mestiere ché “tanto nessuno capisce un bischero”. A me piace la parola “autore” o, al limite, “creativo” che configura un pensiero più impegnativo fatto di ricerca, analisi, sviluppo di un’idea dietro un lavoro realizzato poi con sapienza artigianale, conoscenza tecnica e non solo semplice estro… Bene, se c’è una missione da compiere, un’azione che ha anche una parvenza da guerrilla-art, come invadere una piazza della tua città per cercare di rianimarla, quasi come farle una respirazione bocca a bocca, per cercare di resuscitarla, io non mi sottraggo. Ci metto la faccia. E, prendi nota, ce la metterei anche se facessi parte della rosa dei 100 artisti più quotati al mondo. Perché, lascia stare che hai perplessità su chi organizza, non pensare al “chi c’è e chi non c’è”, e anche se è un ambaradam creato per fare politica, che ti frega, si tratta di fare qualcosa per mater-Napoli, la città che molti considerano la più bella del mondo. Non cacci un euro, hai uno spazio di 9mq che puoi gestire come vuoi e c’è anche un minimo di regolamento per preservare la buona riuscita della manifestazione… Ci sono confini mentali che proprio non dovresti aspettarteli da chi opera nella sfera creativa perché sono invece le connessioni che portano al cambiamento e che dovrebbero far parte di una sensibilità "artistica". Sono gli scambi tra le varie diversità che creano evoluzioni. La mescolanza crea bellezza. Basti pensare ai danni estetici e biologici dovuti ai matrimoni nobiliari o avuncolati. Non è tutto, ma hai inteso di cosa sto parlando… Credo che ci siano più creativi a Napoli che a Parigi e potremmo diventare un polo di riferimento unico al mondo se riuscissimo a conciliare certe esigenze logistiche ed organizzative. Se ogni “scuderia d’arte” di questa città coinvolgesse i propri amici per partecipare a una prossima edizione, penso che piazza Mercato non riuscirebbe a contenere tutti. Si dovrebbero creare dei turni. Ma ci sono alcune condizioni da rielaborare. Le criticità sarebbero da discutere, approfondire con gli addetti ai lavori perché non possiamo più permetterci di avere solo la buona volontà e l’entusiasmo nel fare le cose. Perché stanno arrivando i turisti e quando a breve sarà aperta la stazione metro di Piazza Nicola Amore, quella Piazza Mercato dovrà già essere pronta a riceverli. Occasioni da non perdere ma da prevedere. Anzi, progettare! Ecco i pionieri che hanno partecipato all’edizione zero di Mercato ad Arte:
Foto della galleria sotto di: Marco Maraviglia, Monica Memoli, Piero Spampinato e Barbara Karwowska
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