Marco Maraviglia: the photographer who stiches together fragments of the city to create a new world of his own. Marco Maraviglia is a photographer in Naples, who works in travel publishing.Since 2000, he started to make photos for his own ‘Impossible Naples’ project. These image are derived from his photographic archive, ranging from surreal and metaphysical. Dubbed by Marco as “inexistences” or “Contemporary Visionary”, these compositions are reminiscent to some living artists who work in architectural de-contextualization field, such as Giorgio Lo Cascio, Victor E. Tarres, Nicolò Quirico, Franco Donaggio to name a few. Passionate of M. C. Escher, De Chirico, Magritte, Piranesi and other creative visionary artist’s work, Marco’s niche production includes works made with great precision, dealing with well defined themes and concepts, some of which have social implications. Recently, Marco successfully exhibited his work at the PAN - Palazzo delle Arti di Napoli - where the audience had to guess and piece together the parts of Naples depicted in the photomontages. The public was motivated to participate thanks to a grand prize, which was awarded to those who gave the most correct answers and consisted of a work of choice among those exhibited. Metamorfosi Reloaded, the longest panorama of Naples in the world, is the flagship of the Impossible Naples Project series and it had a ten-year preparation period.It culminated in a participatory gathering during which artists, graphic designers, photographers and simple fans of Naples suggested some modifications to improve it. Marco is currently working on some participatory art projects aimed to involve artists and companies interested in supporting and developing cultural dynamics to improve the quality of life. Website > http://impossiblenaples.weebly.com/ Email > [email protected] Phone number +39 328 5923487 Press review https://goo.gl/mmPxrA Video-summary > https://goo.gl/wu3EXE Translate: Anthony Iacomino
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Il 16 luglio è nata l'ultima inesistenza di Impossible Naples realizzata da Marco Maraviglia. Non deve piacere ma semplicemente deve essere amata perché "Underground" è la parte sotterranea di Napoli che ha protetto intere famiglie. Questa è la città dei 100 bombardamenti ma che ha avuto meno vittime nell'ultima guerra rispetto ad altre città d’Italia grazie al sottosuolo partenopeo ampio, esteso, che accolse i suoi “figli” nelle sue gialle caverne. Giallo tufo, giallo Napoli. Quello che sembra oro riflettendo la luce dell’alba o del tramonto a cominciare da Castel dell’Ovo. Un’immensa rete di cavità scavate per ricavarne i blocchi di tufo che per secoli sono serviti a realizzare i nostri edifici. Perché "Underground" è il grande utero partenopeo. Sopra scoppiavano le bombe, sotto si pregava, si piangeva ma si faceva anche festa cantando e suonando, per passare il tempo, per sdrammatizzare, per mangiarsi quel che potevano essere le ultime ore della propria vita. Sopra c'era la tragedia, sotto c'era la vita e nascevano amori. Sopra polvere e macerie, sotto potevi ritrovarti tra le mani ‘na tazzulella ‘e cafè. E c'era Filomena che riceveva anche sotto le bombe... "Underground" è la salvezza dei napoletani. Porta bene. È scaramantica... Entro il 31 luglio, chi acquista un’opera della serie Impossible Naples, paga metà prezzo e diventerà testimonial delle prossime iniziative in cantiere. A metà prezzo Voglio estendere Impossible Naples a un concetto allargato del progetto e quindi ho deciso di vendere a metà prezzo (ma solo fino al 31 luglio) alcune delle mie opere per sostenere le prossime ricerche artistiche ed alcune iniziative che ho in cantiere a favore delle nuove realtà emergenti. invaZione: un piccolo sostegno per artisti emergenti Ho creato invaZione, un format che servirà a sostenere, promuovere, coordinare momenti di guerrilla-art per sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza dell’estetica, della bellezza, dell’arte. Una sorta di marchio di garanzia che sarà abbinato, su richiesta, alle iniziative più meritevoli secondo criteri etici, di sostenibilità, impatto sociale. Una sorta di patrocinio morale ma, volendo, che possa essere anche un sostegno organizzativo e quindi un vero e proprio contributo economico. È in progress e si svilupperà grazie ai suggerimenti e consigli degli addetti ai lavori. La Cassa degli Artisti Uno degli obiettivi è quello di creare una Cash-Art, una cassa-artisti, un fondo per sostenere quegli artisti che a volte hanno buone idee che però vanno oltre la loro portata economica per essere realizzate. Parte dei proventi delle opere degli artisti che intenderanno condividere una nuova idea di produzione, organizzazione di crowdfunding, aste d’arte organizzate per raccogliere fondi per progetti specifici... insomma, un intento ambizioso per fare strada a nuove comunicazioni artistiche made in Naples. Creare connessioni tra varie professionalità e maestranze disposte a collaborare ai progetti, sarà una delle caratteristiche del format invaZioni. La sperimentazione Prima di coinvolgere altri artisti sperimenterò di persona se in questi prossimi giorni ci sarà una risposta da parte dei collezionisti o degli appassionati di Impossible Naples. Mi aspetto che si facciano avanti quelli che ambiscono non solo ad avere un'opera ma anche quelli con l'interesse a contribuire alla realizzazione di interventi di bellezza usufruendo di un riconoscimento pubblico in veste di testimonial. I sostenitori-testimonial avranno visibilità per il loro essere stati brillanti nel percepire nuove dimensioni che non possono che portare benessere alla città. Con parte del ricavato sarà organizzata la prima invaZione di cui sto già sviluppando i dettagli. Testimonial Tutti quelli che entreranno in possesso di un'opera dell'Impossible Naples entro il 31 luglio 2017, a meno che non vorranno restare anonimi, saranno testimonial delle prossime iniziative diventandone co-protagonisti. Il loro nome e/o logo aziendale accompagnerà l'intera comunicazione dell'evento, interviste che saranno divulgate sui social ed avranno l'opportunità di raccontare la propria azienda ed altre storie affini. E chi non ha un'azienda? Se lo vorrà, racconterà la sua visione di città, il rapporto quotidiano che ha con essa, perché ha deciso di entrare in possesso di un'opera... -50% Tutti i prezzi interi delle opere sono qui. INFO (per collezionisti, artisti e addetti ai lavori) [email protected] cell. 328 5923487 ATTENZIONE: lo sconto non è valido per Metamorfosi Reloaded ma permangono le altre condizioni. "Azione invasiva, momento di Guerrilla-Art. Potrebbe accadere, non sappiamo quando ma una cosa è certa: tutto avverrà pacificamente in nome del benessere culturale collettivo." È l'incipit del prossimo intervento di Impossible Naples Project e di altri che verranno. Abusivi o autorizzati ma sempre pacifici, divertenti, calcando il concept della Fun-Theory. InvaZione è l'ultimo neologismo della factory di Impossible Naples, creato da Marco Maraviglia che cercava di identificare attraverso una parola un contesto dinamico, di azione ma ironico: basti pronunciare a voce questa parola per afferrarne il senso un po' ironico, da energumeno che emette un suono col naso chiuso. Ma attenzione: con un'invaZione è possibile stimolare nuove percezioni, nuovi punti di vista, si può informare, sensibilizzare su un tema sociale, ambientale, economico. Se vuoi partecipare alle invaZioni di Impossible Naples come volontario e/o sostenitore, scrivi a Marco Maraviglia e avrai un attestato a fine invaZione.
Il 27 ottoble 2011 veniva discussa presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli la prima tesi in assoluto del neonato corso di Graphic Design: Connections Change the World, le connessioni cambiano il mondo.
Autore di quella tesi ero io ed era il frutto delle mie personali osservazioni sui meccanismi dell'arte, della comunicazione, dell'attivismo, della politica e quant'altro, in relazione ad alcune problematiche universali. A distanza di quasi sei anni ho deciso di rendere fruibile per tutti questo testo che in alcuni punti potrebbe ormai sembrare obsoleto ma che comunque ritengo ancora una sorta di manuale per l'aspirante "salvatore del mondo". Fatene buon uso e si prega di citare la fonte ("Connections Change the World"; © Marco Maraviglia) se intendete trascriverne qualche riga. Sabato 13 maggio ho portato Impossible Naples Project in strada tra un'altra 15ina di artisti. Ecco i miei appunti… Un’immensa piazza inutilizzata. Una piazza storica. Qui partì la rivoluzione di Masaniello; qui nacque lui e qui fu decapitato. Quello che resta oggi sono i negozi storici che hanno preservato l’arte del commercio con quella gentilezza e professionalità antica tipica di una Napoli verace e produttiva. “Ma a voi fa piacere se si creasse una situazione del genere piuttosto continuativa? O c’è gelosia per il territorio?”, chiedo a uno di questi commercianti… “per carità”, risponde, “ci fa piacere eccome, magari!!! Creare movimento di persone non può che fare bene all’attività commerciale della zona…”. Si sente l’odore del mare. È una splendida giornata di sole e… vento. Colpi improvvisi di vento che buttano a terra i cavalletti con le tele e che quasi vorrebbero scoraggiare i pionieri del numero zero di Mercato ad Arte, la nuova iniziativa di Antiche Botteghe Tessili organizzata da Laura Bufano. Ma, come ogni pioniere che si rispetti, non si demorde, non si abbandona il territorio. C’è chi stende a terra le proprie opere, chi le lega con dello spago e scotch, chi le zavorra… Siamo in sedici ad esporre. Siamo come moscerini sul dorso di un dinosauro dormiente. La piazza è lavicamente brulla e silenziosa, antica, immensa e nella mente senti rimbombare suoni, rumori e urla mai ascoltati di un popolo mercante che immagini coniare proprio in quel luogo alcuni termini della lingua napoletana storpiando qualche parola spagnola del ‘600. Nel corso della mattinata abbiamo visita dei commercianti che affacciano sulla piazza. Passano dei ragazzini della zona e quando chiedono cosa sono quelle cose che ho portato, più o meno capiscono al volo “ah, so’ foto azzeccat’”. Fanno visita anche tre assessori nell’arco della mattinata: Alessandra Clemente, Elena Coccia, Daniela Villani. Tutte guidate da Claudio Pellone, il presidente di Antiche Botteghe Tessili. Poi passano gli amici. Quelli che non riescono a sfuggire al tuo spam-stalking di inviti che sferri su tutti i canali. E i turisti? Zero… Ma è un numero “zero”, appunto. In effetti ci sarebbe da rivedersi con lo staff per fare un po’ di brain storming per arrivare al “numero uno” del progetto in gran forma. Penso. Ma sai cosa c’è di buono? Che la piazza è stata completamente ripulita prima che allestissimo; che i ragazzini della zona non si sono messi a giocare a pallone; che c’era la protezione civile che vigilava. E, cosa più importante, nessuno ci ha chiesto un euro per stare lì cinque ore, manco un posteggiatore abusivo. Sì, la piazza non rientra nei classici itinerari turistici eppure potrebbe fare rete portandola a sistema con un percorso che parta dalla stazione d’arte “Università”, attraversare tutto Borgo Orefici per raggiungere poi l’Archivio Storico dell’ENEL e magari allungarsi al Museo di Pietrarsa a Portici. Ma ci sarebbe in realtà un altro scoglio da superare… Il mio atteggiamento verso la vita è sempre stato democratico, aggregativo e con una punta di ironia. Per me la qualità di ciò che fai non dipende da dove e con chi lo fai, ma dal contenuto che proponi in un contesto che può essere una parete del MOMA di New York o un mercato delle pulci di quartiere, quello che conta per me è raggiungere tutti per comunicare un messaggio e, se intercetti l’osservatore genuino, il degustatore di bellezza, quello che “mi piace” o “non mi piace” senza intellettualismi e condizionamenti, ma con intuizioni istintive, meglio. La Grande Bruttezza è quando vieni a sapere che esistono quelli che “mi spiace, non partecipo; sono di un’altra cifra artistica”. La comunicazione visiva, l’arte figurativa, la pittura, la grafica, l’illustrazione, la fotografia… è espressione e in quanto tale è democrazia. Destinare la tua espressione solo alle gallerie, alle fiere, ai musei, alle biennali, è chiusura, è fare mobbing a un pubblico popolare che andrebbe comunque sempre stimolato alla conoscenza di nuovi contenuti espressivi, creativi… artistici, se proprio ti piace questa parola. Perché sai, io non mi definisco un artista. Essere artista a volte può sottintendere uno sciagurato, un nullafacente, uno sfigato che non sa fare nulla e allora si inventa il mestiere ché “tanto nessuno capisce un bischero”. A me piace la parola “autore” o, al limite, “creativo” che configura un pensiero più impegnativo fatto di ricerca, analisi, sviluppo di un’idea dietro un lavoro realizzato poi con sapienza artigianale, conoscenza tecnica e non solo semplice estro… Bene, se c’è una missione da compiere, un’azione che ha anche una parvenza da guerrilla-art, come invadere una piazza della tua città per cercare di rianimarla, quasi come farle una respirazione bocca a bocca, per cercare di resuscitarla, io non mi sottraggo. Ci metto la faccia. E, prendi nota, ce la metterei anche se facessi parte della rosa dei 100 artisti più quotati al mondo. Perché, lascia stare che hai perplessità su chi organizza, non pensare al “chi c’è e chi non c’è”, e anche se è un ambaradam creato per fare politica, che ti frega, si tratta di fare qualcosa per mater-Napoli, la città che molti considerano la più bella del mondo. Non cacci un euro, hai uno spazio di 9mq che puoi gestire come vuoi e c’è anche un minimo di regolamento per preservare la buona riuscita della manifestazione… Ci sono confini mentali che proprio non dovresti aspettarteli da chi opera nella sfera creativa perché sono invece le connessioni che portano al cambiamento e che dovrebbero far parte di una sensibilità "artistica". Sono gli scambi tra le varie diversità che creano evoluzioni. La mescolanza crea bellezza. Basti pensare ai danni estetici e biologici dovuti ai matrimoni nobiliari o avuncolati. Non è tutto, ma hai inteso di cosa sto parlando… Credo che ci siano più creativi a Napoli che a Parigi e potremmo diventare un polo di riferimento unico al mondo se riuscissimo a conciliare certe esigenze logistiche ed organizzative. Se ogni “scuderia d’arte” di questa città coinvolgesse i propri amici per partecipare a una prossima edizione, penso che piazza Mercato non riuscirebbe a contenere tutti. Si dovrebbero creare dei turni. Ma ci sono alcune condizioni da rielaborare. Le criticità sarebbero da discutere, approfondire con gli addetti ai lavori perché non possiamo più permetterci di avere solo la buona volontà e l’entusiasmo nel fare le cose. Perché stanno arrivando i turisti e quando a breve sarà aperta la stazione metro di Piazza Nicola Amore, quella Piazza Mercato dovrà già essere pronta a riceverli. Occasioni da non perdere ma da prevedere. Anzi, progettare! Ecco i pionieri che hanno partecipato all’edizione zero di Mercato ad Arte:
Foto della galleria sotto di: Marco Maraviglia, Monica Memoli, Piero Spampinato e Barbara Karwowska Il 13 aprile si è svolta una serata per inaugurare l’ultima creatura dell’Impossible Naples Project di Marco Maraviglia: Pedamentita. Pedamentita è il titolo proposto dall'arch. Luigi Scarpato, scelto tra una ventina di titoli suggeriti da altri affezionati di Impossible Naples Project in occasione di un naming-concorso lanciato in rete. Dopo una breve performance minimalista in sala eseguita dall’arch. Scarpato, questi è stato premiato con un certificato di paternità pergamenato e con un metro-gadget, la riproduzione di Metamorfosi Reloaded, il panorama di Napoli più lungo del mondo stampato in fineart e della lunghezza di un metro. All’evento era stata invitata Anna Romano, giornalista, anche lei premiata con un metro-gadget per essersi emozionata particolarmente visitando a dicembre la mostra Impossible Naples al PAN – Palazzo delle Arti Napoli. Ritrovata e riconosciuta poi dopo un mese durante una conferenza stampa da Marco Maraviglia che nel frattempo aveva anche lanciato sui social una vera e propria “caccia all’uomo”. Nell’angolo della Pedamentita erano allestite due tavole che mostravano i dodici luoghi che compongono l’immagine e la dinamica tempistica e geometrico-compositiva che l’hanno portata alla luce. Ovviamente era esposta anche l’immagine definitiva, in formato 50x50cm stampata su carta Kodak Endura Professional, firmata, numerata (copia 1/3), incorniciata ed era in palio per il più fortunato della serata. Sono stati infatti effettuati due sorteggi: uno totalmente gratuito per venticinque Pedamentita 10x10cm da assegnare ad altrettanti fortunati e l’altro, in cui era in palio la Pedamentita 50x50 già incorniciata, di cui si poteva entrare in possesso partecipando con soli 3,00 euro all’estrazione del numero fortunato. “Per un collezionismo accessibile e democratico”, come più spesso ripeteva l’autore. La signora Consiglia Solombrino è stata la super-fortunata della serata. Si ringraziano per la riuscita della festa pre-pasquale:
e, naturalmente, tutti i presenti. PEDAMENTITA Nessun luogo è finito di Marco Maraviglia per Impossible Naples Project Una breve deliziosa serata per presentare la mia ultima “inesistenza”: Pedamentita. Perché Pedamentita è una pedamentina che non esiste, è bugiarda, mente crogiolandosi nella sua metafisicità di prospettive inesistenti. Eppure c’è, è lì, la vediamo tra spazi che ben conosciamo di una Napoli dalla potenza scenografica straordinaria. Pedamentita è il titolo proposto dall'arch. Luigi Scarpato e che ho scelto tra una ventina di titoli suggeriti da altri affezionati di Impossible Naples in occasione di un concorso lanciato in rete. In palio c’era un attestato di paternità del titolo e una copia del metro-gadget di Metamorfosi Reloaded, il panorama di Napoli più lungo del mondo in un solo metro di lunghezza che, per l’occasione, ne sarà esposta una copia. Sarà una breve esposizione (un paio d’ore) in cui saranno rivelati i segreti della progettazione di Pedamentita, ma non solo. Qualcuno del pubblico potrà entrare in possesso della copia esposta grazie a un sorteggio. Un’occasione per (ri)vedersi, salutarsi e farsi gli auguri di Pasqua con un bicchiere di vino e un pezzetto di colomba artigianale della Pasticceria Angela in uno dei luoghi più accoglienti della città: La Maison du Tango. DOVE > La Maison du Tango, P.zza Dante, 89 QUANDO > giovedì 13 aprile dalle ore 19.00 alle 21.00 Ingresso libero È nata l'ultima creazione di Marco Maraviglia ma è ancora senza un nome. Partecipa al contest per vincere un meraviglioso gadget. Le mie "inesistenze napoletane" non nascono facilmente. Mi occorre un contrasto mentale tra caos e serenità. Ho iniziato a lavorare questa immagine il 18 febbraio, all'indomani che ripresi le Scale di Montesanto con 20 scatti che poi rielaborai per realizzare la panoramica della foto sotto. Questa di lato è il risultato di un fotomontaggio realizzato con la panoramica delle Scale di Montesanto ed altri 11 luoghi di Napoli. Tutte immagini del mio archivio fotografico, ovviamente. È nata ma non ha ancora un nome, un titolo che vorrei sia assegnato dagli aficionados di Impossible Naples o da un semplice appassionato della città ed è per questo che ho attivato un contest per individuare il nome che più mi piacerà. E, come per ogni operazione di Impossible Naples, c'è un premio in palio: il "metro-gadget", Metamorfosi Reloaded, il panorama di Napoli più lungo del mondo che sarà riprodotto nella lunghezza di un solo metro in tiratura limitata per renderlo accessibile a un costo moderato e per chi non ha intenzione di occupare lo spazio di 275cm su una parete. Per partecipare è facile, basta andare sul post del contest sul gruppo Facebook. Ma c'è la possibilità di vincere anche un altro "metro-gadget", per i più temerari conoscitori di Napoli: riconoscere tutti e 12 siti di Napoli che compongono l'immagine. Uno già ve l'ho detto. Quando si chiude il contest? Per il titolo appena deciderò quello più pertinente (e alcuni tra quelli già proposti non mi dispiacciono). Per il test di riconoscimento sinceramente ci sto pensando... al momento c'è un solo partecipante che ci ha provato, tal Luigi Scarpato, architetto, grande conoscitore dei luoghi partenopei (arrivò secondo per il test di riconoscimento durante la mostra tenuta al PAN lo scorso dicembre), ma alcuni luoghi da lui elencati non sono quelli giusti. Mi chiedo se sarà giusto assegnare il premio a un unico partecipante: chi corre da solo può vincere? Vedremo... È nata, ma ha bisogno di un nome e dovrà crescere, maturare, diventare grande. È l'ultima "inesistenza" che ho creato ma la prima di quest'anno. Dovrà essere coccolata, accarezzata, ricontrollata in ogni dettaglio, modificata, resa migliore. Leonardo Da Vinci ritoccava spesso la sua Gioconda, c'è sempre da imparare dai migliori per rendersi anche conto che molte cose possono essere soggette a perfezionismi per poter diventare migliori. Intanto, partecipate al contest!!! Durante il lancio della mostra Impossible Naples Project, i social-manager della Leonardo Stampa Digitale mi fecero un paio di interviste che divulgarono attraverso i loro canali a distanza di qualche giorno l'una dall'altra. Eccone una di seguito. Leonardo Stampa: Ciao Marco, tra pochi giorni avrà inizio la tua mostra “Impossible Naples Project”. Quali sono le tue sensazioni e aspettative? Marco Maraviglia: Non mi nascondo dietro a un dito, chi mi sta incontrando in questi giorni nota che ho i nervi a fior di pelle. Grande tensione, ansia per la responsabilità che mi sento addosso di soddisfare le aspettative di oltre 130 sostenitori del progetto, adrenalina, ma innanzitutto piacere nel fare questa cosa. Le mie aspettative sono quelle di vedere i visitatori della mostra divertirsi a scrutare le immagini per riconoscere i vari luoghi di Napoli. Vorrei che partecipassero in tanti perché è un meccanismo che dovrebbe stimolare ad affezionarsi ulteriormente a una delle città più belle del mondo. Perché ne abbiamo bisogno. Salvatore Settis parla di “città invisibili” (citando Calvino), è tutto ciò che in una città non si vede ma c’è, è il cuore pulsante urbano: la memoria storica, le relazioni tra persone, le discussioni su ciò che avviene in città, gli eventi. Un bene immateriale che contribuisce a dare valore morale alla città intera. Leonardo Stampa: Il web ha permesso di raggiungere molte più persone, ma allo stesso tempo ha cambiato radicalmente le modalità di fruizione di una fotografia. Qual è il valore dell’incontro tra l’artista, le sue opere e i propri fruitori? Marco Maraviglia: Col web si possono raggiungere molti più fruitori ma non è detto che facciano parte di un pubblico mirato. Anche se il target te lo costruisci con liste personalizzate, non è detto che poi funzioni. Io mi ritrovo a vedere sui social una quantità di immagini ridondanti e quindi difficili da ricordare. Personalmente, come fruitore, vado a vedermi di proposito le immagini prodotte da alcuni autori che seguo e in particolare quelli che io dico far parte del “Visionarismo Contemporaneo”. Vedere ciò che fanno gli altri significa attingere ispirazioni, studiarne le tecniche, le soluzioni visive… imparare, dico, e mai copiare. Leonardo Stampa: Distogliere lo sguardo dai pixel del monitor per rivolgerlo agli atomi della materia. Quali sono le differenze tra queste due modalità di fruizione? Marco Maraviglia: Attraverso il monitor hai la possibilità di vagare nell’indefinito, puoi gestire e creare ciò che puoi osservare nella tua stessa mente ma per farlo è indispensabile osservare il mondo reale che però puoi gestire meno a tuo piacimento. Qualsiasi creazione è una connessione tra cose e persone. Un’idea non viene dal nulla ma dalla capacità di associare più elementi per crearne uno nuovo. Pixel e materia vanno interconnessi. Sono due cose differenti ma le differenze fanno crescere il mondo specie se in dialogo tra di loro. Leoardo Stampa: Dallo scatto analogico a quello digitale com’è cambiata la fotografia? Marco Maraviglia: Col digitale è aumentata la qualità tecnica della fotografia. Parlo sia dello scatto a monte che della postproduzione. È aumentato anche esponenzialmente il numero di fotografi e quindi il numero di quelli bravi. Col fatto di poter controllare sul display di una reflex l’istogramma o utilizzare un software come il camera control, si sono risolti grandi problemi per il controllo delle luci. Una volta prima di scattare una 9x12 su pellicola con banco ottico, si tirava una polaroid per controllare le luci e poi c’era tutta l’esperienza pregressa del fotografo per realizzare una foto tecnicamente perfetta. D’altro canto il digitale ha generato una sovrabbondanza di immagini, spesso inutili e che contribuiscono a generare ciò che io definisco “byte-inquinamento”. Gli archivi analogici (stampe fotografiche, negativi, diapositive, lastre), stanno ancora lì anche dopo oltre un secolo. I supporti per archiviare le immagini digitali non sono altrettanto affidabili. Mi è capitato alcune volte di infilare nel lettore un CD con delle foto scattate nel 2000 e scoprire che non si poteva più leggere. Una foto non è tua ma veramente tua se non ne possiedi il supporto analogico. Nessuno ci garantisce se tra 50 anni il jpeg potrà essere ancora letto dagli attuali sistemi. Leonardo Stampa: La stampa digitale: come ha influito sulla qualità delle immagini? Marco Maraviglia: È successa una cosa strana con l’avvento delle fotocamere digitali. Molti attualmente ancora non sanno che possono stampare i loro file fotografici con lo stesso procedimento chimico che veniva usato per stampare la cosiddetta “vera fotografia”. Io ancora stampo le mie foto personali presso il mio fotolaboratorio di fiducia che è lo stesso da oltre 20 anni. Detto questo c’è da distinguere la stampa digitale nei suoi vari processi. La ink-jet fatta a casa con la propria stampanina, quella a plotter, a sublimazione, la fineart... Credo che la qualità dipenda innanzitutto da un buon file di partenza e/o dallo stampatore che lo gestisce a seconda del supporto di stampa e del tipo di inchiostri utilizzati. Ovviamente anche la qualità della macchina da stampa fa il suo. Negli ultimi anni c’è questa tendenza da parte di molti fotografi d’autore di stampare fineart con procedimenti testati e garantiti per 150 anni. La qualità di risoluzione di stampa è ottima e anche i supporti a volte somigliano alle mitiche carte baritate che venivano usate per stampare le foto di una volta. Leoardo Stampa: Spiega secondo te perché i lettori dovrebbero venire a vedere la tua mostra. Marco Maraviglia: Perché è intrigante. Si tratterà di osservare con molta attenzione ogni immagine per cercare di individuare in esse tutti i luoghi e monumenti di Napoli che sono assemblati in maniera omogenea con altri pezzi della città. Perché bisogna appassionarsi alla città attraverso meccanismi che ne stimolano il senso di appartenenza. Questa mostra è uno di questi meccanismi: “riconoscerla per conoscerla” è infatti il claim della mostra. Perché ci si divertirà e impegnandosi un po’ ci sarà la possibilità di vincere una delle opere esposte che magari possono non piacere ma che, senza falsa modestia, posso dire che non ho mai visto nulla di simile a Napoli su Napoli sotto il profilo compositivo e tecnico. © Leonardo Stampa Digitale; intervista originale su Facebook |
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October 2020
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